Siamo onorati di poter fare questa intervista al grande Maestro Daniel Oren, Direttore d’Orchestra di fama internazionale, presente e acclamato nei teatri di tutto il mondo.
1. Ripercorrendo la Sua carriera, Lei si approccia alla musica giovanissimo e già a 17 anni viene ammesso alla Hochsule di Berlino per studiare direzione d’orchestra. Possiamo dire che la musica è stata un colpo di fulmine, si ricorda il momento in cui fece breccia nel Suo cuore?
Ero un ragazzino dalla voce bianca e cantavo nel coro della Sinagoga. Era come un bel gioco, ma nulla di più. Poi venne in Israele per un concerto Leonard Bernstein e nel programma c’erano i suoi Chichester Psalms. In questo pezzo c’è una voce solista, molto chiara, che può anche essere quella di un controtenore. Ma lui preferiva un ragazzo cantore che ancora conservasse la voce infantile, e, per farvela breve, fece un’audizione e scelse me. Fu una esperienza folgorante, che mi cambiò la vita. La personalità del Maestro, il suo estro, la sua comunicatività mi affascinarono e decisi, insieme a mia madre che mi ha guidato in tutte le mie scelte, che avrei studiato a fondo la musica per diventare direttore d’orchestra.
2. Lei ha studiato con il Grande Maestro Herbert Von Karajan. Qual è il ricordo più bello che ha di lui? L’insegnamento più prezioso?
L’approfondimento della tecnica, innanzitutto, ma non fine a se stessa. Karajan l’intendeva come strumento a servizio dell’interpretazione, attraverso la quale l’esecuzione musicale diventa Arte essa stessa. Lui era per questo un modello straordinario ed era capace di trasmetterne la metodologia e il senso interiore che io ho cercato di far mio il più possibile.
3. Quanto è stato utile per Lei aver studiato pianoforte, violoncello e canto prima di intraprendere la carriera di Direttore? Crede che il suo percorso musicale l’abbia aiutata ad essere un Direttore più completo?
Certamente sì: contrappunto e composizione sono le materie essenziali per un direttore, ma la conoscenza degli strumenti è egualmente essenziale. In un gruppo compatto di ottanta, novanta esecutori e anche più, uno soltanto non ha tra le mani uno strumento ed è il direttore. Ma è il responsabile di tutto e deve conoscere le caratteristiche, le possibilità di ciascuno strumento.
4. Lei ha diretto in tantissimi teatri nel mondo come il Teatro dell’Opera di Roma, Metropolitan, Coven Garden, Straatsopera di Vienna, l’Arena di Verona e molti altri… c’è un teatro al quale è particolarmente legato?
La carriera mi ha trasformato in un giramondo ed ho conosciuto e amato le Cattedrali della Lirica d’Europa, di America e dell’Estremo Oriente. Da un po’ di anni fisso nel mio cuore c’è un teatro piccolo di una città piccola del Sud Italia, cui da dodici anni dedico una fetta del mio tempo: il Teatro Verdi di Salerno. Anche lo staff è piccolo, le spese limitate, ma abbiamo fatto e facciamo un gran lavoro per la Musica e la civiltà che essa rappresenta da tanti anni ormai. Ultimamente sono stato alla scala, e devo dire che è un’esperienza unica, teatro e personale eccellenti e di più, grande musica, grande partecipazione. Non parliamo del San Carlo e dell’Arena di Verona dove sono quasi nato e cresciuto nella mia storia… tutti i teatri che ho toccato sono una piccola parte di me a cui riconosco la stessa importanza.
5. Come definisce la Sua direzione d’orchestra ed il suo gesto?
Non so, una definizione del genere spetta più alle orchestre, al pubblico, alla critica, che a me…
6. Qual è l’opera che preferisce dirigere?
Non vorrei che la risposta apparisse retorica, ma l’ultima che dirigo. Per esempio, adesso è il Trovatore che sto dirigendo a Liegi (bellissimo teatro!). Mi piace immergermi nelle partiture, scoprire o riscoprire la loro drammaturgia, le motivazioni dell’autore, cercare di servirlo al massimo delle mie capacità. E questo occupa totalmente la mia mente e il mio cuore. Riconosco di avere però un limite: non mi sento a mio agio nella Musica Contemporanea, partecipo con maggiore intensità alle estetiche che l’hanno preceduto, il classicismo, il bel canto, il melodramma, il verismo. Amo le voci, la potenza dei capolavori verdiani e pucciniani e di genere simile, e la delicatezza ad esempio di Bellini e Donizetti nel porgere le melodie del belcanto.
7. La vediamo spesso nei calendari Areniani, cosa La lega a questo meraviglioso teatro?
L’Arena di Verona è uno spazio unico al mondo, nel quale la magia dell’opera si esprime in ampiezza e in intensità senza eguali. E’ un grande teatro di repertorio, ma ciascun titolo è rappresentato scenicamente e musicalmente in una dimensione propria e assolutamente affascinante. Personalmente ogni volta provo un’emozione enorme e diversa dalle precedenti… invito tutti a parteciparvi. Anche come spettatori.
8. Quando sceglie un cantante per una produzione che cosa ricerca in lui?
Innanzi tutto la bellezza della voce. E’ quello che il pubblico della lirica vuole. Ma anche la musicalità, che è quello che vogliono i direttori e che spesso fa congiungere le idee dei vari artisti, anche se differenti.
9. Oltre al repertorio operistico Lei ha anche un’intensa carriera sinfonica, come creda che possa cambiare la Sua direzione in questo ramo? Trova molto differente la direzione sinfonica rispetto a quella operistica?
Un tempo c’era una distinzione netta tra direttori sinfonici e direttori d’opera. Ma da Toscanini in poi la tendenza si è invertita ed oggi è quasi annullata. Io sono uscito dalle mani di Karajan rigorosamente direttore sinfonico, poi la lirica mi ha affascinato e mi alterno senza problemi e sempre con molto entusiasmo.
10. Cos’è per Lei la figura del Direttore d’Orchestra?
E’ come il pilota di un aereo di linea. In tanti collaborano alla perfetta riuscita del decollo, della crociera, dell’atterraggio, ma chi ha la responsabilità del volo è lui.
11. Che consiglio si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera? Qual è il consiglio, invece, per i giovani cantanti?
Passione, studio e prudenza. Anche il talento, come altre qualità della vita, va amministrato con saggezza. Nel nostro mondo vedo troppe fughe in avanti e troppe carriere che sfumano per mancanza di cura. Il successo, se arriva, bisogna saperlo conservare.
12. Prossimi impegni?
Tornerò in Cina per la magnifica AIDA di Frigerio al NCPA di Pechino, poi sarò a Mosca per debuttare Jerusalem, un’opera di Verdi eseguita pochissimo. In dicembre volerò al Massimo di Palermo, altro teatro che amo tantissimo, per Boheme. A seguire a Salerno, per Rigoletto…. Tornerò poi al Regio di Torino con Madama Butterfly in Gennaio. Poi… Se Dio vuole vedrete!
È stato davvero un onore averLa intervistata. La ringraziamo per la disponibilità e in bocca al lupo per i prossimi impegni!
Grazie Maestro.
OperaLife