Cari amici di OperaLife, siamo entusiasti di aver oggi nostra ospite la violinista Clarissa Bevilacqua. Clarissa è la più giovane studentessa in Italia a conseguire una laurea in musica, a sedici anni si è diplomata con lode al Conservatorio Nicolini di Piacenza. Elogiata per aver incantato il pubblico con la sua interpretazione musicale e il suo stile, Clarissa ha eseguito recital da solista e concerti in tutto il Nord America e in Europa.

 

  1. Ci racconti dei tuoi primi passi in musica? Sappiamo che hai iniziato a suonare il violino quando avevi appena cinque anni con il M° Carlo Taffuri, che attualmente coordina le orchestre SONG.

Sono cresciuta ascoltando la vasta collezione di CD dei miei genitori che, pur non essendo musicisti, hanno sempre adorato la musica classica. A tre anni appena compiuti mi portarono ad ascoltare una performance dal vivo per la prima volta e, dopo nemmeno una pagina del bellissimo concerto di Sibelius per violino e orchestra, mi girai verso mio papà e dissi “Voglio suonare quello!” È stato un amore a prima vista, un amore che poi è stato coltivato prima con la passione e l’infinita pazienza del M° Carlo, e poi a seguire a Chicago, dove, nel frattempo, ci eravamo trasferiti.

  1. Da musicista, come hai vissuto e cosa ha significato per te l’emergenza sanitaria?

Per me, come per tutti, è un periodo di grande difficoltà. Sono sopravvissuta durante i lockdown buttandomi nello studio, nonostante quasi ogni giorno mi arrivassero – e continuano tuttora ad arrivarmi – notifiche della sospensione o cancellazione dei concerti pianificati. Non nascondo che mi sono demoralizzata negli ultimi mesi, specialmente perché sono una persona che ama viaggiare, spostarsi di città in città, conoscere tante nuove persone. Certo, ormai ci siamo quasi abituati a questo nuovo modo di vivere, e anche all’interno della musica classica stanno nascendo tante realtà che portano la nostra arte direttamente in casa del pubblico, attraverso tutto quello che è social e virtuale. Ma a me manca l’affetto del pubblico, le sale da concerto piene di persone, e la musica dal vivo che, nonostante tutto, è un’emozione che non può essere duplicata o imitata.

  1. Che consigli daresti a dei giovanissimi musicisti che vogliono coltivare il proprio talento e sognano di fare della musica il proprio obiettivo di vita?

La musica è una delle poche cose che ci può portare ancora un po’ di pace nel traffico incessante di questo nostro mondo. Diventare musicisti vuol dire avere la possibilità – e dunque la responsabilità – di donare al proprio pubblico delle ore di calma in mezzo al caos, dei piccoli interludi di bellezza in mezzo allo stress degli infiniti problemi che ci circondano. Per questo essere musicisti regala tante soddisfazioni, ma allo stesso tempo è un obiettivo di vita che richiede tanto tempo e pazienza, innumerevoli ore di studio e, soprattutto, parecchi sacrifici. La strada è lunga ed è molto facile scoraggiarsi, ma ne vale la pena per stare su un palco e per poter condividere delle emozioni profonde attraverso la nostra musica.

 

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