Care lettrici e cari lettori, ben ritrovati! Qui con noi, nel nostro magazine, abbiamo un’artista estremamente duttile, con un passato ambizioso e un futuro brillante davanti a sé. Con la sua vocalità calda ed elegante ha fatto suoi diversi ruoli rossiniani, esplorando poi il Settecento di Mozart e Pergolesi e avvicinandosi al Belcanto ottocentesco. È con noi il giovane mezzosoprano italiano Cecilia Molinari!

 

Nella tua formazione, oltre al diploma di canto lirico (con lode e menzione d’onore, per non farsi mancare nulla) ci sono anche il diploma in flauto traverso e la laurea in medicina. Come sei riuscita a completare tre percorsi di studio così impegnativi? E soprattutto, che abilità ti hanno lasciato?

Un ruolo fondamentale nella riuscita dei miei percorsi formativi lo hanno giocato la capacità organizzativa e la costanza, sostenute da un genuino e sempre forte interesse nello studio. Dopodiché va riconosciuto il sostegno della mia famiglia e il tempismo di essere stata nel posto giusto al momento giusto.

Il flauto mi ha avvicinato molto al canto, sia in termini di comprensione dell’utilizzo del fiato sia nell’attenzione alla linea melodica. Lo studio della Medicina mi ha permesso di avere un metodo di studio efficace e una razionalità che completano alla perfezione gli aspetti più creativi ed emotivi del mondo delle Arti.

 

Com’è nata la tua passione per la musica? E nello specifico, come ti sei avvicinata al mondo dell’opera lirica?

 

Tutti i componenti della mia famiglia hanno cantato da sempre nel coro parrocchiale, mia zia dirige il coro Anzolim de la Tor di Riva del Garda dove ho mosso i primi passi vocali, mia sorella maggiore ha studiato canto lirico prima di me e la mia prozia era una grande appassionata d’Opera. La musica è quindi, prima di tutto, qualcosa di familiare. L’avvicinamento al mondo della lirica è stato una conseguenza naturale; ma mentirei se dicessi che ho sempre pensato di fare la cantante d’opera: è stata tutta “colpa” di Rossini!

 

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