Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il basso Carlo Colombara. Vincitore del concorso “Riccardo Stracciari” a Bologna e della medaglia d’oro come miglior cantante italiano al concorso «Giovanni Battista Viotti» di Vercelli. Compie il suo esordio teatrale a Milano con il concorso As.Li.Co. Da allora ha iniziato la sua carriera professionale operistica e lo troviamo interprete in svariati ruoli accanto a celebrità internazionali e diretto da direttori e registi di fama, nei teatri italiani ed esteri.
1. Come ti sei avvicinato al mondo dell’opera lirica?
È successo per caso: mia madre ebbe due biglietti per Carmen al Comunale di Bologna e da allora mi sono ammalato…
2. Ci puoi raccontare il tuo primo debutto? Com’è stato?
Fu a Milano all’ As. Li. Co. Avevo 22 anni e cantai il Werther in italiano, una piccola parte della quale però Lorenzo Arruga mi notò e scrisse su Il Giorno che “Colombara è un basso da prenotare per i prossimi 30 anni”.
3. Sei il basso verdiano per eccellenza. A quale opera del compositore sei particolarmente affezionato?
Naturalmente il Don Carlo, dove il ruolo di Filippo II è una meta ambita un po’ per tutti i bassi. Poi non posso che portare nel cuore Zaccaria nel Nabucco, un ruolo che ho cantato oltre trecento volte nella mia carriera.
4. C’è una produzione in particolare che ricordi e a cui sei legato?
Tante, tantissime! Una per tutte fu l’inaugurazione della Scala del 1989/90 con I vespri siciliani. All’epoca avevo venticinque anni e cantai il mio primo grande ruolo col Maestro Muti. Come dimenticare l’entusiasmo?
5. Come prepari musicalmente e scenicamente un ruolo?
Generalmente ho una certa facilità a imparare un ruolo, la musica mi entra dentro subito e devo solo prestare più attenzione al testo. Teatralmente mi lascio molto coinvolgere dalla scena, cosa che da sempre chiamano recitar cantando.
6. Com’è nato il progetto “Paride Venturi International Opera Academy”?
L’Accademia nasce dalla volontà di continuare una tradizione tecnica italiana del canto che per me e’ l’unica giusta. Purtroppo oggi si sono persi questi fondamenti che sono alla base dei grandi cantanti del passato.
7. In cosa consiste il metodo di Paride Venturi?
Il mio Maestro Paride Venturi ha sempre puntato su tre parole: appoggio, canto sul fiato e proiezione della voce, il resto passa tutto in secondo piano. Naturalmente ci vogliono anni di studio per raffinare la tecnica, ma da solo l’insegnante non basta. Ci vuole molta dedizione da parte dell’allievo.
8. Quanto è importante per un cantante conoscere il proprio corpo e partecipare anche ad incontri con foniatri?
Credo sia importante il supporto scientifico per un cantante oggi, perché ci da strumenti mirati per conoscere il proprio strumento e risolvere tempestivamente l’insorgere di problemi. Certo il tutto è da inquadrare nella scelta del repertorio corretto per mantenere in salute il proprio organo vocale.
9. Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
La possibilità di lavorare con lo strumento musicale più bello del mondo: la voce.
10. Hai qualche suggerimento da dare ai giovani cantanti?
Sicuramente per emergere in questa professione occorre un grande senso di autocritica. Occorre poi affidarsi ad un buon insegnante che non solo sappia formarti vocalmente ma che sia una guida nella scelta del repertorio più consono alla propria maturità vocale. Questo è il segreto per mantenere negli anni una buona sanità vocale e quindi una carriera longeva.
11. Per un cantante lirico al giorno d’oggi quanto è importante essere anche un bravo attore?
Sicuramente molto più di prima. Poi è chiaro che ci possa essere più o meno talento naturale, ma il talento non basta. Approfondire il personaggio e l’uso del corpo in scena oggi è fondamentale per sfuggire agli stereotipi.
12. Com’è cambiato secondo te il mondo dell’opera lirica in questi anni?
È sempre stato un mondo complicato. Certo è cambiato in molti aspetti. Occorre avere le spalle larghe, sapere ciò che è meglio per la propria carriera senza scendere a compromessi.
13. Cinque aggettivi che utilizzeresti per descriverti?
Onesto, incorruttibile, lucido, severo, divertito, amichevole, serio. Mi perdonerete, sono sei…
14. Visti gli ultimi avvicendamenti nel settore culturale ti chiediamo di aiutarci a terminare questa frase. “L’Arte e l’Opera non possono morire perché…?”
Perché serve all’uomo per sviluppare quella sensibilità che sta perdendo sempre di più, perché la musica è vita.
15. Nonostante questo periodo difficile per i teatri di tutto il mondo, quali sono i tuoi impegni futuri?
Nel futuro ho qualche concerto. Oggi amo insegnare e metterò il 100% delle mie forze in questa nuova avvincente avventura.
Ringraziamo calorosamente Carlo Colombara per la gentilezza e la disponibilità. Lo salutiamo augurandogli buona fortuna per i suoi prossimi appuntamenti.
Andrea Camilla Mambretti