Bentrovati amici di OperaLife, quest’oggi avremo il piacere di intervistare il baritono Bruno Taddia. Dopo essersi laureato in filosofia estetica, Bruno Taddia si avvicina al mondo della musica studiando violino e composizione al conservatorio e, privatamente, canto. Debutta nel 2001 al Rossini Opera Festival nel ruolo di Don Alvaro ne Il viaggio a Reims. In seguito alla vittoria del Concorso AsLiCo interpreta L’Italiana in Algeri (Taddeo) nei teatri del Circuito Lirico Lombardo. Da allora, è stato invitato ad esibirsi nei più prestigiosi teatri in Italia ed all’estero. Ad oggi oltre ad essere un artista particolarmente apprezzato per la sua versatilità vocale e le sue doti attoriali è insegnante di canto presso la prestigiosa Accademia Verdiana a Parma.

Andiamo a conoscerlo insieme!

 

Benvenuto! Partiamo da come tutto è iniziato: com’è nata la sua passione per la musica e per il canto?

La passione per la musica è nata in famiglia. Mia mamma suona il pianoforte e, per diletto, allora, suonava ogni mercoledì in trio con un violinista e una violoncellista. Io e papà eravamo gli spettatori. In più i miei genitori andavano sempre a teatro a vedere un oggetto strano. Si chiamava “opera lirica”. Mi lasciavano a casa e questo mi scocciava terribilmente… di capriccio in capriccio, finalmente si decisero a portarmi. La prima opera fu “Nabucco” a Piacenza con la direzione di Nino Sanzogno. Era il 1981: da allora ho sempre frequentato il teatro. Ogni domenica, infatti, si andava o a vedere un museo o un’opera lirica in una delle città raggiungibili in auto in giornata… Genova, Torino, Piacenza, Venezia, Alessandria. E Milano naturalmente.

 

Sappiamo che recentemente ha debuttato nel ruolo di Sharpless nella “Madama Butterfly “a Torre del Lago: può parlarci brevemente di questa esperienza? Che aria si respira nella terra del Maestro Puccini?

Sono molto contento dell’esperienza che ho fatto con Sharpless! E’ un personaggio molto sottovalutato nelle sue potenzialità interpretative. E sono contento di riprenderlo presto a Tokyo. Per quanto riguarda le terre pucciniane racconto un piccolo aneddoto. Sono andato a iscrivermi in palestra, davanti al mio appartamento a Torre del lago. Mi sono, però, accorto di aver dimenticato il portafogli a casa. Mortificato, dico che sarei andato a prenderlo in un minuto per saldare e completare l’iscrizione. Il gestore della palestra, nel vedermi con molta premura di rientrare per il pagamento, mi disse: “Ma non si preoccupi! Quando passa mi paga. Qui a Torre siamo tutti qui, tranquilli, io, il fornaio, il supermercato, il bar, Puccini… non scappiamo e facciamo tutte le cose con calma”. Ecco Puccini è ancora lì ed è uno di loro… protagonista della vita del paese, come il fornaio. Vive con loro. E fa, con loro, tutte le cose con calma. Quella calma dei tramonti sul lago di Massaciuccoli o del coro a bocca chiusa di Butterfly. O quella evocata dai mascheroni di Mitoraj nel prato del Festival.

 

 

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