Il teatro è sempre stato un luogo di aggregazione sociale. Nei secoli passati, i tanti teatri sparsi per i comuni italiani erano tra i posti prediletti per attuare scambi commerciali, giocare a carte o a giochi d’azzardo e per incontrare colleghi, amici e persino amanti. Nei palchetti e nella platea non c’era quasi mai silenzio assoluto e le luci restavano accese, proprio per facilitare dialoghi ed incontri, intervallati ai numeri musicali più attesi delle opere rappresentate.

Oggi sembrerebbe quasi il contrario: le luci sono spente, gli spettatori tendenzialmente in silenzio e l’intera attenzione del pubblico è focalizzata sullo spettacolo. Tuttavia, ci sono dei momenti che richiamano la tradizione del passato: gli intervalli e i minuti che anticipano e seguono la recita. In queste occasioni, lo scambio di sguardi e parole tra chi assiste allo spettacolo è un rito di notevole importanza e di grande interesse.

Ecco che la magia del teatro inizia già da quando si varcano le sue porte: basta entrare all’interno dell’edificio che il mondo si trasforma. Abiti lunghi, vestiti eleganti, colori sgargianti e trucchi curati: tutto richiama la ricerca di uno stile fuori dalla quotidianità, straordinario nel vero senso della parola. Prima dell’inizio dello spettacolo, poi, gli spettatori si studiano, si riconoscono, si salutano, scambiandosi non solo convenevoli, ma anche aspettative e pareri preliminari alla serata, chiedendosi informazioni e condividendo le conoscenze reciproche.

Tuttavia, per me, il momento più affascinante è rappresentato dalla breve estensione temporale dell’intervallo che separa gli atti dell’opera, permettendo il cambio di scenografia. In questo quarto d’ora o poco più succede di tutto: chi si allontana dal proprio posto, chi cerca gli amici, chi rimane seduto a riflettere e rielaborare ciò che ha appena visto. È un momento di interesse particolare, che condensa i pensieri su quanto appena vissuto e le aspettative per ciò che accadrà alla riapertura del sipario. L’intervallo, però, non è solamente un momento sospeso tra passato e futuro, ma è anche il tempo della ricerca di dialogo: si inizia a parlare con amici e vicini di posto di quanto appena visto e si scambiano riflessioni e critiche. Non importano età, grado di conoscenza o provenienza: occhiate, cenni, dialoghi rapidi non mancano mai.

 

 

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