Il simbolo della grande opera francese, il Grand Opéra, è indubbiamente rappresentato dal grandioso teatro dell’opera di Parigi, l’Opera Garnier, un monumento dallo sfarzo più assoluto, non solo della sala, con la platea e i palchi dorati, ma anche dal magnifico scalone d’ingresso e del lussuoso foyer. Dovete sapere che nel corso dell’Ottocento l’opera in Francia raggiunge il suo culmine con le caratteristiche che sono proprie di una nazione post imperiale (o potremmo dire post-napoleonica): spettacolare, con una trama storica, con cori e scene di massa ed immancabilmente il balletto. Ce n’è per tutti! Ma come si arrivò a questo genere così in voga da smuovere qualsiasi compositore a scrivere un’opera appositamente per il pubblico parigino?
Tutto iniziò con Jean Baptiste Lully, compositore italiano naturalizzato francese. Nonostante la forte penetrazione della cultura italiana, in Francia nella prima metà del Seicento l’opera italiana non ebbe il successo che ci si sarebbe potuto aspettare presso il pubblico francese. Solo dopo il 1670, l’opera in Francia diventa istituzione permanente: e a guidarla è proprio Jean Baptiste Lully, fondatore di un nuovo genere di opera – la tragédie-lyrique – tipicamente francese e assai distante dai coevi modelli italiani. Egli aveva assunto la direzione dell’Académie Royale, sede delle rappresentazioni teatrali in musica francese e primo teatro pubblico di Parigi. Nei quindici anni durante i quali Lully ne mantenne la direzione, vi vennero rappresentate soltanto opere scritte da lui, una ventina circa, che andarono a formare il canone della tragédie lyrique.