Dal Venezuela al mondo, la realizzazione di un’utopia
Mattina di Natale 2008, il cellulare mostra “numero sconosciuto”: improbabile chiamata in quel momento, sarà qualche errore, e quasi me ne dimentico. Ma il messaggio registrato emerge qualche giorno dopo con determinazione. “Sono Claudio, vorrei portare il ‘Sistema’ in Italia, dobbiamo parlarne e chiedo ad alcuni amici di dare una mano.” Già da anni Abbado ha trascorso in Venezuela una buona parte del periodo invernale, e ne ha ben presenti non solo gli alti risultati musicali, ma anche le implicazioni sociali e alcune modalità organizzative, con un disegno già messo a fuoco. E spunta il ricordo della primissima visita, qualche anno prima: “Sto partendo per Caracas, se c’è bisogno di qualcosa rivolgetevi a Elisa Sologni che conosce e coordina tutti i programmi”.
E adesso sì, ce ne è bisogno, per tessere nuovamente la trama delle indicazioni e delle prospettive a dieci anni dalla costituzione del Sistema in Lombardia, in un momento tanto dinamico quanto delicato dopo un primo importante segmento di cammino, e a seguito delle sfide poste dalla pandemia che proprio ha toccato il cuore del suonare e cantare insieme. Ma come è scoccata la scintilla, Elisa? “Come spesso capitava con Claudio, per una combinazione tra aspetti umani, considerazioni artistiche e proiezioni verso i suoi ideali. Si sono incontrati a Cuba con José Antonio Abreu nel 1999 per l’assegnazione di un premio; Claudio aveva portato in tournée una delle sue orchestre e hanno cominciato a progettare insieme. Claudio scoprì che in Venezuela Abreu aveva realizzato un sogno che era anche il suo: una società nella quale la musica rivestiva un ruolo molto importante, non solo artistico ma anche educativo e sociale, in una sorta di utopia verso un paese di umanisti, con una visione improntata alla fratellanza per mezzo della musica. Nel 2005, per il 30° anniversario dalla fondazione di El Sistema, Abreu aveva messo insieme una grande orchestra giovanile latino-americana, con 260 musicisti, e Abbado ha diretto la Quinta Sinfonia di Mahler e La Mer di Debussy. I viaggi in Venezuela si sono susseguiti pressoché annualmente, fino al 2010. Ovviamente – e specialmente adesso – il Venezuela è molto più contraddittorio e meno paradisiaco di come suonano queste parole, ma il Sistema era per Claudio un piccolo universo nel quale la musica realizzava la magia di una società buona e bella, ideale per lui.”