Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare… Chi volesse farsi lapidare, non avrebbe che da trovarvi un difetto. Appena parlate di Ferdinando, vi dicono: ha ricostruito il San Carlo”.

Queste parole di Stendhal non lasciano alcun dubbio: riferendosi alla ricostruzione a seguito di un incendio avvenuto nel 1816, lo scrittore francese vede in questo teatro una bellezza unica e ineguagliabile. Un altro gioiello tutto nostro, è il teatro lirico più antico ad essere ancora attivo (è stato fondato nel 1737), ed anche il più grande d’Italia. Siamo a Napoli, e parliamo del teatro San Carlo!

Nato per volontà del re Carlo di Borbone (da qui il nome del teatro stesso), è stato inaugurato il 4 novembre 1737, dall’opera Achille in Sciro di Domenico Sarro con libretto di Pietro Metastasio. Fu inizialmente sede di rappresentazione dell’opera seria e negli anni vide accrescere il proprio prestigio, visti i compositori che frequentavano al tempo questo teatro; andò infatti in scena nel 1752 la prima assoluta di Clemenza di Tito di Christoph Willibald Gluck, nel 1761 il Catone in Utica e nel 1762 l’Alessandro nell’Indie entrambe prime assolute di Johann Christian Bach, mentre negli anni successivi vi giunsero come ospiti Georg Friedrich Händel, Franz Joseph Haydn ed il giovane Mozart, il quale comparve tra gli spettatori nel 1778. Non dimenticando poi uno dei compositori della scuola napoletana di quest’epoca, Domenico Cimarosa, che debuttò al San Carlo solo nel 1782 con L’eroe cinese (dramma su libretto di Pietro Metastasio), nel 1783 con Oreste per poi ritornare in scena solo in un’altra occasione, nel 1797, con l’Artemisia regina di Caria (dramma su libretto del Marchesini). Un altro illustrissimo esponente di questa scuola, Giovanni Paisiello, divenne sovrintendente del teatro nel 1787.

Anni decisivi per la struttura stessa sono i primi dell’Ottocento: è quindi grazie al risultato ottenuto dai lavori dell’epoca che oggi possiamo ammirare questa sala in tutta la sua meraviglia. Fu Antonio Niccolini ad occuparsi di questa ristrutturazione, lo stesso a ricostruire la sala in seguito all’incendio che citava Stendhal nel suo libro “Roma, Napoli e Firenze nel 1817”.
I lavori ripristinarono sostanzialmente lo stato precedente del teatro anche se, proprio in quest’occasione, fu riadattata la sala interna in modo che raggiungesse i 2500 posti a sedere.
Già nel 1812 inoltre, nasce la Scuola di Danza più antica d’Italia, alla cui grandezza contribuiranno artisti come Pietro Hus, Salvatore Taglioni, Bianca Gallizia, Anna Razzi.

Dal 1815 al 1822, Gioachino Rossini divenne direttore musicale del teatro, affiancato da Domenico Barbaja, grandissimo impresario del periodo, in Italia quanto in tutta Europa; il 4 ottobre 1815 avviene la prima assoluta di Elisabetta, regina d’Inghilterra, seguita dalle prime assolute di Armida nel 1817, Mosè in Egitto e Ricciardo e Zoraide nel 1818, Ermione nel 1819 ed il successo di Zelmira nel 1822.

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