Da molti anni frequento i teatri, ma da un paio solamente anche per motivi di lavoro. Gestendo i profili social di alcuni cantanti lirici, spesso mi trovo a partecipare all’allestimento degli spettacoli per raccogliere materiale: fotografie, video e registrazioni.

Da sempre, ogni volta che entro in un teatro, la sensazione è la stessa. Ci entro in punta di piedi, assaporando il momento, in religioso ed assorto silenzio, trattenendo a stento l’emozione, come se penetrassi in un tempio. Ed in fondo essendo questo il luogo della somma arte penso di non avere tutti i torti.

Sempre le stesse vibrazioni, qualsiasi sia il teatro, per qualsiasi opera io vada a vedere e non importa se da sola o in compagnia. A tutto questo si aggiunge una sorta di profonda reverenza ed anche un po’ di soggezione, davanti a mura che hanno ospitato ed udito i grandi artisti dell’Opera.

Ci sono poi alcuni teatri che mi sono entrati nel cuore, come il San Carlo di Napoli. Stare seduti per alcuni minuti in platea ed alzare la testa, quel momento vale da solo la trasferta, il lungo viaggio ed i soldi spesi. Qualcosa di particolare regna in quel luogo. La Tebaldi sosteneva che fosse il teatro più bello del mondo; io non ne ho visti molti, ma mi sento di darle ragione. Una bellezza che toglie il fiato, un fasto regale ma sobrio allo stesso tempo, una maestosità che rimane elegante; ogni cosa esprime autorevolezza ma disponibilità ad entrarti nel cuore. Così ti senti parte di qualcosa di grande ed immortale.

san carlo3La cosa curiosa in tutto questo è che, neanche quando in teatro ci vado per lavoro, tutti i giorni, armata di ogni sorta di aggeggio elettronico queste sensazioni scompaiono. Anzi, la fortuna di poter accedere al dietro le quinte ha accresciuto la mia esperienza.

Non so come mai, ma nel retropalco c’è sempre un odore particolare, qualcosa di indefinito che è un misto di legno e borotalco. Non ho ancora capito da dove provenga: dalle assi del palcoscenico, dal fumo usato per creare l’atmosfera durante le recite, oppure dal detersivo usato per lavare i costumi di scena. In ogni caso, è qualcosa che ritrovo puntualmente, con rinnovato piacere e della quale mi sono innamorata.

Ho sempre pensato che il mio posto fosse lì, ma non avevo mai avuto l’occasione, fino ad un paio di anni fa, di sperimentarlo davvero e di diventarne quindi certa. E, vi assicuro, non c’è sensazione più bella di quella gioia. Al di là di tutte le difficoltà che un certo mondo porta inevitabilmente con sé: invidie, ingiustizie, capricci di prime donne, tensione e anche cattiveria, al di là di tutto rimane sempre la voglia ed il piacere di mettere insieme uno spettacolo.

La settimana scorsa mi trovavo in un piccolo teatro di provincia, per un concerto di beneficienza ma tutte le emozioni sopra descritte erano le stesse. Trasportare le persone, sedute nelle loro comode poltrone imbottite rosse, in un mondo parallelo per qualche ora non ha uguali. Regalare un sogno non ha prezzo.

Samuela Solinas