In giapponese esiste un termine interessante: hirenzoku no renzoku, traducibile come “continuità di discontinuità”. Questa espressione è stata coniata per la prima volta dal filosofo Nishida Kitarō e ripreso anche in ambito teatrale per evidenziare la continuità della tradizione nonostante le alterazioni e le avanguardie sopraggiunte nei secoli di tradizione artistica. Il termine, così radicalmente connesso al mondo teatrale asiatico, si sposa benissimo anche con l’ambiente occidentale.
Anche noi figli di una cultura in continuo movimento, ma ancora legata alle sue origini, possiamo vedere un percorso di crescita e di cambiamenti nel nostro teatro che però non ha mai perso il contatto con le altre arti. Nel mondo dell’opera il connubio con altre discipline artistiche è sempre stato particolarmente sentito. Caratteristica fondamentale del melodramma è l’unione di musica e letteratura, rappresentata dalla collaborazione incessante di compositore e librettista. Tuttavia, anche altre importanti forme d’arte hanno da sempre fatto parte del DNA di uno spettacolo operistico.
Lo sfondo delle opere è stato sempre rappresentato da una scenografia più o meno elaborata. Nelle forme teatrali dei secoli passati si potevano trovare fondali riccamente pitturati, fino a raggiungere un grande sfarzo soprattutto per le occasioni più importanti. Già negli intermedi della Pellegrina (1589), antecedenti dell’opera seicentesca, la scenografia era parte essenziale della messinscena, celebrando la ricchezza della corte e al tempo stesso decorando finemente la resa teatrale. L’uso di fondali scenici sfarzosi è poi continuato in tutto il periodo barocco, divenendo un’importante costante della rappresentazione operistica, impreziosendo ulteriormente i virtuosismi dei cantanti.
Accanto all’arte visiva e alla musica si è poi affermato il balletto, che ebbe particolare fortuna in terra francese. Le coreografie dei ballerini ottennero sempre maggiore successo, fino a creare un genere parallelo e indipendente dall’opera, ma fortemente imparentato con essa.
Le messinscene teatrali si sono fatte progressivamente più complesse con lo sviluppo di tecnologie e del concetto di regia. Persino le produzioni più particolari e talvolta più discusse, ci possono regalare, in questo senso, veri e propri capolavori, rivisti secondo le possibilità moderne. Negli ultimi anni, le regie operistiche hanno portato in scena i grandi giganti del passato, inserendo nuovi elementi che nei secoli scorsi talvolta non erano neppure stati concepiti.

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