Cari lettori, come sapete i nostri articoli approfondiscono molti aspetti legati alla musica, alle opere, agli artisti e ai cantanti. Da oggi inizieremo una nuova singolare Rubrica dedicata interamente a chi si trova dall’altra parte del palcoscenico: il pubblico! Sì, perché anche chi va a teatro fa parte “del teatro”, è partecipe inconsapevole di tutta la macchina scenica, vive appieno il risultato realizzato dai complessi artistici.
Troveremo un po’ di tutto: cosa pensa uno spettatore alle prime armi, quelli più navigati, i critici che recensiscono le recite d’opera, cosa pensa un ascoltatore durante la messinscena, quali le attese e le aspettative.
Oggi inizieremo parlando della figura del grande appassionato: il melomane! Se andiamo a cercare il significato letterale, il melomane è una persona che nutre una viscerale passione per l’opera lirica o per la musica in generale. Deriva dal greco mèlos (musica) e manìa (furore). Eh già: si tratta per la maggior parte dei casi proprio di una mania, di un qualcosa di irrinunciabile, che provoca le emozioni e le reazioni più disparate.
Essere melomane: è un pregio o un difetto? Il termine melomane viene interpretato con differenti accezioni, talvolta d’ammirazione, talvolta di scherno. L’appassionato di lirica si riconosce volentieri in questa parola, giudicata alla stregua di un complimento in quanto viene inteso che il melomane è sinonimo di esperto o di intenditore del repertorio lirico. Non tutti, però, sono del medesimo avviso. Fra i cultori della musica sinfonica, ad esempio, vi è chi non gradisce questa espressione, in quanto attribuisce a questo termine una connotazione negativa.
Ma da dove nasce tutto questo?