Cari amici, oggi vi voglio parlare di una categoria che popola il mondo dell’opera e i suoi bellissimi teatri. Ogni volta che andiamo ad assistere a uno spettacolo, accanto a cantanti, registi, coristi, compositori, maestri direttori e professori d’orchestra troviamo anche il pubblico. Questo è formato, si spera sempre, da persone di ogni fascia d’età e ceto sociale: anziani, giovani, meno giovani, intellettuali, studiosi, appassionati, musicisti e cantanti, attori, dilettanti, professionisti, parenti, amici, critici, musicologi, compositori e – l’esperienza insegna – “tossitori” incalliti.
Quello che non manca mai, in ogni produzione, in ogni spettacolo, è il melomane. Ma non stiamo parlando del semplice appassionato come siamo tutti noi, dello spettatore entusiasta della recita che sta per iniziare e che freme all’apertura del sipario. Stiamo parlando, invece, del Melomane con la “m” maiuscola, che conosce l’opera rappresentata parola per parola, che ripassa nella mente ogni singolo accordo pochi istanti prima che venga suonato e che possiede numerose incisioni dell’opera rappresentata.
La conoscenza così profonda di una composizione è sicuramente motivo di vanto e spesso permette una comprensione più profonda e completa dello spettacolo rappresentato. Attenzione però, cari lettori! Tutti noi ci siamo trovati più volte vittime della nostra conoscenza. Da grandi appassionati quali siamo, penso sia esperienza comune giudicare una particolare messa in scena comparandola a quelle già viste e apprezzate in precedenza.
Ciò che rischia di succedere a molti melomani è la costruzione di un filtro attraverso cui vengono visti e analizzati gli spettacoli: il bagaglio culturale dello spettatore finisce allora per diventare ingombrante e prende il sopravvento. Ognuno di noi sa cosa gli piace, quale repertorio lo affascina, chi sono i cantanti che preferisce e quale tipo di regia apprezza solitamente, ma tutte queste tendenze rischiano di manifestarsi spesso con una eccessiva chiusura a innovazioni e proposte differenti all’usuale. In questi casi, la ricezione dello spettacolo, si trasmuta in pochi battiti di ciglia in un’intolleranza generale, spesso nata semplicemente perché lo spettacolo visto differisce da ciò a cui è abituato.