Cari melomani, in questo articolo ritorno a pescare dal calderone delle opere ormai sconosciute per parlarvi de “Il giorno della pace” (“Friedenstag”) del compositore tedesco Richard Georg Strauss. Molto più noto per i suoi poemi sinfonici, tra cui spicca “Così parlò Zarathustra” ispirato all’omonima opera del filosofo Friedrich Nietzsche e utilizzata in diversi contesti, Richard Strauss fu anche un prolifico compositore di opere liriche. “Il giorno di pace” fu rappresentata per la prima volta al Nationaltheater di Monaco di Baviera il 24 luglio 1938, mentre in Italia nel gennaio del 1940 al Gran Teatro La Fenice di Venezia. Passiamo alla trama!
L’opera è un atto unico e si svolge in un giorno preciso: il 24 ottobre 1648, l’ultimo giorno della Guerra dei trent’anni. Ci troviamo in una cittadella militare di una città tedesca cattolica assediata dalle truppe protestanti dell’Holstein. Il sergente di guardia apprende da un soldato che il nemico ha appena dato fuoco a una fattoria; nel frattempo giunge un giovane piemontese latore di un messaggio dell’imperatore per il comandante della città assediata.
I soldati, mentre si fanno beffe del piemontese, sentono dei rumori in lontananza: è la gente del luogo che si sta avvicinando alla fortezza chiedendo pane. Non solo, alcuni rappresentanti della città chiedono al comandante di arrendersi al nemico perché da troppo tempo soffrono per la guerra. Giunge un ufficiale dal fronte e dice al comandante che la città cadrà, a meno che non siano utilizzate le munizioni custodite nei sotterranei della fortezza; ma quest’ultimo si rifiuta e legge ai civili la lettera dell’imperatore nella quale si ordina il mantenimento della città, senza resa. I civili protestano fermamente. Il comandante, però, vuole la vittoria totale senza condizionamenti, così finge di accogliere le loro richieste e ordina alla popolazione di disperdersi e di attendere i suoi ordini. Dopo che i cittadini sono andati via, il comandante annuncia ai soldati il suo piano: quando le truppe degli assedianti ne varcheranno le mura, la cittadella sarà fatta saltare in aria con l’esplosivo e moriranno tutti, vinti e vincitori. Maria, la moglie del comandante, entra nella cittadella e viene rimproverata dal marito perché ha disobbedito al suo divieto di raggiungerlo. Questi le rivela poi il suo piano e la supplica di salvarsi andando via, ma la donna si rifiuta: vuole rimanergli accanto.