Gaetano Donizetti, uno dei più famosi compositori italiani della prima metà dell’Ottocento, aveva sempre sognato di debuttare a Parigi; sogno che fu difficile da realizzare, poiché diverse sue opere non riuscirono a trovare mercato in Francia. Il 1834 fu l’anno della svolta, Gioacchino Rossini in persona commissionò un’opera al compositore bergamasco per il Théâtre Italien di Parigi: Marin Faliero, su libretto dell’italo-greco Giovanni Emanuele Bidéra, il cui debutto avvenne il 12 marzo 1835. Eccovi la trama.
L’opera è ambientata a Venezia nel 1355. Il protagonista è il doge Marin Faliero che si trova a dover affrontare un conflitto tra patrizi e plebei. Sua moglie Elena è stata calunniata pubblicamente dal patrizio Steno, da lei precedentemente respinto; punito con una pena irrisoria e non pago di beghe, Steno insulta con arroganza Israele, il capo dell’arsenale, di fronte ai suoi operai. Israele allora convince Faliero, già suo compagno di battaglia, a guidare una congiura popolare contro il consiglio dei Dieci, detentori del potere tirannico dei patrizi. Elena è però innamorata di Fernando, nipote di Faliero, che è deciso a lasciar Venezia per non comprometterla. La sera stessa, durante un ballo mascherato, Elena è ancora importunata da Steno; Fernando allora lo sfida a duello nella notte e viene poi trovato morente dai congiurati, che si erano dati appuntamento nello stesso luogo. Faliero promette allora di vendicarsi, ma la congiura viene sventata da un tradimento e il doge è condannato a morte. Prima dell’esecuzione, Elena gli confessa l’amore provato per Fernando e Faliero, che sta per maledirla, nell’appressarsi della morte la perdona.
Quest’opera di Donizetti ha almeno un illustre predecessore nella letteratura ottocentesca, infatti il genio di Lord Byron ebbe modo di trovare in questo fatto storico lo spunto per una delle sue tragedie. Marino Faliero, doge di Venezia è una tragedia in versi divisa in cinque atti: pubblicata nel 1821, è una delle opere forse meno conosciute del poeta inglese e la trama è abbastanza simile a quella del componimento donizettiana. Ma molto probabilmente il compositore bergamasco conobbe le vicende del doge Marino Faliero attraverso l’omonima tragedia di Casimir Delavigne andata in scena nei maggiori teatri francesi nel 1829.