12 maggio 2023

OperaLibera e OperaLife questo mese vi accompagnano in uno dei teatri di tradizione italiani, un gioiello dalle tinte rosa pastello: il Teatro Coccia di Novara.

Carlo Coccia, “chi era costui?”, potremmo chiederci come novelli Don Abbondio. Il musicista nasce a Napoli nel 1782, ma lega indissolubilmente il suo nome alla cittadina piemontese. Dal 1840 sostituisce Saverio Mercadante come Maestro di Cappella del capitolo del Duomo di Novara, ruolo che ricoprirà per oltre trent’anni e, sempre qui, nel 1849 compone e fa eseguire per il re Carlo Alberto una Messa da Requiem. Inoltre, Coccia fu direttore del Civico Istituto musicale Brera, realtà ancora oggi esistente dove si conservano, fra l’altro,  parte degli autografi del maestro. Nel 1873 morì a Novara e il 6 luglio dello stesso anno il nuovo teatro cittadino, realizzato su progetto di Giuseppe Oliviero, fu intitolato proprio a lui.

“Il barbiere di Siviglia” viene rappresentato per la prima volta a Novara nel 1894 e, da allora, è tornato sul palcoscenico per ben 19 volte, ma cosa lega Carlo Coccia e Gioachino Rossini? Una curiosa coincidenza storica: siamo nell’anno 1816, nel mese di febbraio, e a soli tre giorni di distanza, ossia rispettivamente il 17 ed il 20 del mese, vanno in scena a Roma per la prima volta due opere. È la stagione del carnevale, la più importante un tempo per i teatri e, al Valle, va in scena il dramma buffo Rinaldo d’Asti su libretto di Jacopo Ferretti e musica proprio di Carlo Coccia. A soli tre giorni di distanza, al teatro Argentina, debutta “Il barbiere di Siviglia” dell’allora ventiquattrenne genio pesarese. Anche se la prima del Barbiere è ricordata come un insuccesso, oggi la storia ha decretato vinti e vincitori. É curioso notare come il capolavoro rossiniano vada in scena oggi proprio nel teatro intitolato ad uno dei compositori che gareggiavano con Rossini per imporre il proprio talento. La produzione vista a Novara, curata nella regia da Alberto Jona, e con le scene di Matteo Capobianco, cerca di essere quanto più possibile vicina al libretto. Siamo a Siviglia e lo lascia intuire, all’apertura del sipario, un gioco di ombre (curato da Controluce Teatro d’Ombre) che proietta sullo sfondo la silhouettes della cattedrale cittadina. Al centro del palco, la casa di Bartolo che vediamo inizialmente chiusa per poi aprirsi e mostrare il suo strampalato arredamento.

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