A questo Don Carlo genovese devo ammettere di essermi affezionata; l’ho visto crescere durante le prove, ho visto la Generale e tre recite su quattro. Ormai la mia faccia a Teatro era conosciuta, e mi sono sentita davvero a mio agio.

Indubbiamente nessuno spettacolo è perfetto, qualche critica, in genere, può sempre essere mossa, ma in questa produzione sono senza dubbio più le luci che le ombre.

Spiccano su tutti per doti vocali e sceniche le voci gravi: i due bassi ed il baritono.

Don Rodrigo, baritono, è Franco Vassallo. Il suo è un ruolo davvero duro perché è il personaggio che canta più di tutti. L’interpretazione, se non sentita davvero, rischia di essere noiosa e stereotipata. Verdi affida a lui valori come l’amicizia e la nobiltà d’animo, ma è difficile per l’artista, che non deve fermarsi a questa prima lettura, in apparenza piatta e poco coinvolgente dal punto di vista drammaturgico. Vassallo eccelle per bellezza di timbro, caldo e solare, per squillo ed accento sempre coinvolgente; il suo è un canto sul fiato piacevolissimo all’ascolto, un’emissione naturale ed un volume davvero importante. Il pubblico gli riserva un’accoglienza calorosissima.

Debutta nel ruolo di Filippo II il basso veneto Riccardo Zanellato. Mai debutto fu più riuscito. Vocalmente e scenicamente l’artista è incredibile. Imponente nel fisico come nella voce, il suo è un sovrano di un’estrema umanità ma di alterigia e severità quando la musica lo richiede. L’artista dimostra non solo di amare il personaggio, ma di averlo compreso e fatto suo. La linea di canto è di quelle che si ascoltano raramente al giorno d’oggi, nobile, raffinata, senza mai un’esagerazione o un’enfatizzazione fuori luogo. Perfettamente a suo agio nella tessitura, la voce è omogenea in tutta la sua estensione, i gravi sono corposi e gli acuti pieni e sicuri. Trionfo personale per lui; non dubito che diventerà a breve interprete di assoluto riferimento nel ruolo.

recensioneIl Grande Inquisitore, vecchio cieco e nonagenario, è interpretato dal giovane basso Marco Spotti, artista che io trovo particolarmente adatto al ruolo. La parte richiede una voce scura ma allo stesso tempo incisiva. Il timbro del basso parmense è perfetto a tale scopo. La voce è ferma, svettante in acuto e profonda nei gravi. Ha un carattere leggermente metallico che incute timore al solo ascolto. L’interpretazione in scena è magistrale: Spotti è autoritario, estremamente convincente e davvero inquietante.

Immenso successo per la grande aria di Filippo II “Ella giammai m’amò” e per il duetto con l’Inquisitore, i momenti centrali e i più attesi dal pubblico. In questa edizione lo scontro Stato (Filippo II) e Chiesa (Inquisizione) è davvero emozionante, grazie alla presenza di questi due grandi interpreti. Raramente lo scopo che Verdi perseguiva si verifica così facilmente sulla scena. Si devono infatti trovare due voci di basso che siano molto differenti tra loro, e questo non è facile. A Genova invece assistiamo a qualcosa di davvero intenso. Zanellato ha voce rotonda dal timbro nobile ed elegante, mentre quella di Spotti è tagliente e sferzante; il contrasto è affascinante e drammaturgicamente molto efficace. Ero impaziente di vedere i due artisti impegnati in questo momento dell’opera e ne sono rimasta incantata.

Purtroppo ormai le recite sono terminate, ma è ancora disponibile sul profilo Facebook del Teatro Carlo Felice la diretta streaming della Prima, del 21 Aprile 2017. Non perdetevela!

https://www.facebook.com/StreamingTeatroCarloFelice/videos/1283079068472126/

Aria e duetto disponibili dal minuto 02:51:08

Samuela Solinas