Costruito alla fine del XIX secolo, il Teatro massimo Vincenzo Bellini di Catania non è fonte di orgoglio solo per la città siciliana, ma per l’Italia intera. La sala, costruita a ferro di cavallo, fu definita dal tenore Beniamino Gigli come “la più bella del mondo” in quanto ad acustica, ed è stata testimone di numerose opere ed esibizioni, tra le quali ricordiamo, nel 1950, Maria Callas nella Norma.
Un pezzo di storia italiana, quindi, che meriterebbe di essere valorizzata e sovvenzionata come si conviente. Un trattamento che, purtroppo, non viene conferito al Teatro da molto tempo.
Solo quest’anno, dopo essere stato colpito dai tagli alla cultura previsti dalla finanziaria varata dall’attuale governo, il Bellini ha in seguito risentito dei diversi tagli al settore artistico voluti dall’amministrazione della Regione, che in assenza di modifiche diminuiranno annualmente i fondi per i teatri siciliani fino ad un sostanziale azzeramento. Amministrazione, a detta di alcuni giornalisti e politici, inadeguata a far fronte alle problematiche del Teatro, usando toni molto polemici ed accusatori, tanto da far ottenere alla questione una risonanza nazionale, culminata in una interrogazione parlamentare al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali da parte della deputata catanese Paxia. Per dovere di cronaca è bene ricordare la sostanziale mancanza di un assessore ai Beni Culturali, ruolo ricoperto fino a marzo di quest’anno dall’archeologo Sebastiano Tusa, ed in seguito alla tragica dipartita di questi in un incidente aereo, assunto ad interim dallo stesso presidente della regione Sicilia, Sebastiano Musumeci.
Una gestione del Teatro sia a livello regionale che amministrativo che ha dato origine a varie preoccupazioni per il futuro dello stesso. Questo ha portato ad una stagione lirica, inaugurata a maggio con una Madama Butterfly molto al di sotto delle aspettative della critica, subito sospesa che ha reso incerto anche il già approvato calendario autunnale che, almeno stando al sito, dovrebbe iniziare il 23 Settembre. Il Teatro, pur risultando sulla carta aperto, ha quindi sostanzialmente cessato ogni attività artistica, evento che lascia stupiti anche per la concomitanza con la stagione estiva siciliana, che porterebbe ad un afflusso turistico sostanziale agli eventuali spettacoli, e che a sua volta risentirebbe positivamente di un ricco programma teatrale. Una amministrazione, quindi, totalmente inattiva, se si esclude l’adesione ad altre iniziative culturali della zona. In questi giorni ci sarà, infatti, l’evento “Il Bellini nel barocco – Poesia in musica”, organizzato in collaborazione con il Teatro Stabile e con l’Università di Catania, mentre l’orchestra Bellini accompagnerà vari artisti durante il Taormina International Book Festival. Eventi di grande interesse, ma che hanno portato ad una riduzione dei già risicati fondi a disposizione della Direzione.
Oltre al danno culturale ed economico per la città di Catania e per l’Italia intera, private di un Teatro conosciuto e famoso in tutto il mondo, non dobbiamo dimenticare il dramma dei lavoratori del Bellini. Pur mantenendo attivi la Direzione e l’orchestra, per partecipare alle iniziative viste sopra, queste ed altre figure artistiche dell’organico risultano stipendiate ma senza un effettivo utilizzo. Altre maestranze invece hanno visto il proprio contratto scaduto e non rinnovato, senza alcuna comunicazione da parte dell’amministrazione. Queste situazioni hanno portato ad una serie di manifestazioni e proteste da parte dei dipendenti, che chiedono a gran voce di poter tornare a lavorare e di non lasciar morire il Teatro. Proteste che hanno visto il loro culmine a Maggio, quando alcuni lavoratori sono saliti sul tetto del vicino Teatro Sangiorgi, in cui si trovano anche gli uffici amministrativi del Bellini.
Speriamo che la situazione si risolva entro breve, per poter restituire dignità non solo ai lavoratori, ma anche all’immagine della Sicilia e della cultura lirica nostrana.
Dario Medaglia