Ognuno di noi ha la propria strategia per iniziare la giornata. C’è chi si alza in coma ed esce di casa senza neanche fare colazione, stipandosi in sovraffollati treni per pendolari, con gli occhi ancora semichiusi; e chi si dopa di caffè e cioccolata per darsi la giusta carica, riuscire a tenere le palpebre alzate e mettersi al volante. Io ho una tecnica un po’ particolare, essendo allergica a teina, caffeina e a tutte quelle sostanze felicemente eccitanti. Io canto. O meglio, mi correggo, urlo a squarciagola. Da molti anni infatti sottopongo le mie corde vocali ad uno stress tale che una mattinata di telefonate è in grado di rendermi afona per il resto del pomeriggio. Comportamento assolutamente da evitare da parte di chi, consapevole di avere un po’ di talento, decidesse di studiare canto. Ma io, sapendo di essere negata, non mi sono mai risparmiata.
Quando lavoravo da dipendente ero obbligata a percorrere in macchina più di un centinaio di chilometri, tra andata e ritorno, per recarmi sul posto di lavoro. Distanza che percorrevo con la mia Daihatsu Feroza, indistruttibile fuoristrada in grado di farmi scendere dalla collina dove abitavo con qualsiasi condizione atmosferica, neve compresa. In una situazione come quella avevo bisogno di molta determinazione e molto coraggio: il freddo ed il buio, cinquanta minuti di strada in prospettiva, un capufficio odioso ad attendermi.
Già al primo semaforo la macchina era scossa da un grido, il mio, e da una musica a tutto volume. “Santo di Patria” esclamava Odabella, coraggiosa eroina dell’Attila verdiano venuta in mio soccorso. Nulla al mattino alle sei dà la carica come quest’aria. Fidatevi. Tra le donne a cui Verdi diede vita, Odabella primeggia sicuramente per forza e coraggio. Figlia del re di Aquileia, vuole vendicare la distruzione della sua città e l’uccisione del padre da parte dei barbari. Ben più combattiva del suo innamorato Foresto, arriva addirittura a salvare Attila dall’avvelenamento per poterlo uccidere in seguito con le proprie mani.
L’aria di entrata di questo personaggio è sicuramente tra le più temute dai soprani di tutti i tempi. La caratterizzano un salto di due ottave, un incredibile virtuosismo vocale ed un accento combattente. Siamo di fronte ad una scrittura ardua per un’eroina indomita, dal carattere d’acciaio. Una vera vergine guerriera, unico personaggio femminile dell’opera ma che per temperamento e spavalderia è la più virile di tutti. Attila chiede: “Che sento? A donne imbelli chi mai spirò valor?” La risposta che riceve arriva decisa e senza esitazioni:
Santo di patria indefinito amor!
Allor che i forti corrono
come leoni al brando
stan le tue donne, o barbaro,
sui carri lagrimando.
Ma noi, donne italiche,
cinte di ferro il seno,
sul fumido terreno
sempre vedrai pugnar.
Mentre le donne del barbaro Attila rimangono sui carri a piangere, le donne italiche, con il petto cinto dalle armature, combattono per il santo ed indefinito amor di patria, sempre. Ed è proprio questo coraggio che ho sempre ammirato, che ho sempre cercato, che invocavo ogni mattina salendo in macchina, nella speranza che mi aiutasse ad affrontare la giornata.
Sono cresciuta in una famiglia matriarcale, allevata da una nonna che con autorità, fermezza ed affetto infinito teneva insieme una famiglia di quasi venticinque elementi. Una nonna che prima di tutto era una donna, che aveva visto la guerra, conosciuto la fame e che aveva appreso a bastare a se stessa. Profondamente legata al suo paese di origine, la Francia, aveva eletto l’Italia come luogo dove far crescere le persone che amava, proteggendo e credendo fermamente nell’istituto della famiglia e nell’importanza di avere delle radici.
Bene, cantando l’aria di Odabella ogni mattina non potevo non pensare a lei, prenderla d’esempio. Non potevo né volevo essere da meno. Ma oggi questo personaggio mi ricorda qualcosa di ancora più importante. Mi richiama alla mente le migliaia di donne italiche del centro Italia, che affrontano difficoltà indicibili contro terremoti, valanghe e la perdita di tutto ciò che amano. Donne pilastri delle proprie famiglie, che lottano per tenere uniti i loro cari e non abbandonare quel paese nel quale hanno deciso di vivere, per il santo ed indefinito amor di patria.
Invito all’ascolto:
Sutherland: https://www.youtube.com/watch?v=HUfpRqk9jLg
Studer: https://www.youtube.com/watch?v=LWtygRZxIPE
Samuela Solinas