Da sempre, ci sono state intere generazioni che hanno tentato di scuotere drasticamente un qualcosa, per attuarne quindi un cambiamento radicale, affinché proprio quella cosa non risultasse più come prima. Più che mai, nel ventesimo secolo sono stati tanti gli individui che, anche nella danza, si sono resi protagonisti di questo. Dalle pioniere della modern dance di inizio Novecento fino agli interpreti-autori della Nouvelle Danse francese e della nuova danza italiana. Personalità come la punk-ballerina Karole Armitage, l’iconoclasta Micheal Clark, la pop-rock Louise Lecavalier, il compianto Ulysses Dove e, indubbiamente, William Forsythe. Lui è l’esempio della persona che arriva al momento giusto, quando la città postmoderna ha richiesto un altro modo di fare balletto: egli è stato in grado di passare da una visuale orizzontale della danza a una più verticale, perché verticali andavano – e vanno – anche le costruzioni, come i grattacieli.

 

Forsythe alla Scala

Si sono appena concluse con esteso successo al Teatro alla Scala di Milano le recite della Serata William Forsythe. Il grande coreografo newyorkese ha riservato al corpo di ballo scaligero diretto da Manuel Legris tre pezzi, di cui uno, “The prologue”, inedito e in prima rappresentazione assoluta. C’era già stata da parte di Forsythe un’incursione alla Scala nel 1998 con una creazione per Alessandra Ferri, Massimo Murru, Maximiliano Guerra e, come guest, Desmond Richardson, ma è stata questa nuova serata il primo lavoro appositamente concepito tout court per il prestigioso teatro milanese. Nel programma, interamente edificato sulla musica di James Blake, vi è stata anche un’apposita ripresa di “The barre project”, nato durante la pandemia come lavoro da remoto per piattaforma streaming, proiettato inoltre alla Biennale Danza di Venezia nel 2021. Il coreografo, per la prima volta, grazie a questo quadro così incisivo sancisce una scissione tra la realtà definita post-classica di contro all’irrealtà materiale tipica addirittura del metaverso. E in coda, “Blake Works I”, balletto creato nel 2016 per l’Opéra Garnier e poi ripreso in diverse compagnie, prime fra tutte l’English National Ballet. Sempre a Londra Forsythe aveva impostato una nuova esplorazione coreografica con lo spettacolo “Playlist”, su musiche di Max Jones.

 

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