La musica unisce: è forse uno dei linguaggi più inclusivi. Comunica con tutti, colpendo la parte più emotiva e profonda delle persone. Non ha bisogno di traduzioni, anche senza parole ha la forza di coinvolgere senza barriere e tessere un dialogo tra direttore ed esecutori, orchestra e cantanti, musicisti e platea.

Abbiamo avuto più volte modo di riflettere sui valori trasmessi dalla musica: rispetto, ascolto, accoglienza, collaborazione, armonia. Sono proprio queste le qualità necessarie a un’orchestra per cooperare e ottenere una produzione musicale di alta qualità. Se prendiamo come riferimento l’esperienza di un’orchestra, ci renderemo conto ben presto che, tolta la tecnica musicale, l’insieme delle caratteristiche che rende uno strumentista un buon orchestrale corrisponde all’insieme delle qualità che lo rende un buon cittadino.

Vi voglio quindi parlare di una bellissima realtà, a cui io personalmente sono legato per esperienza diretta e per la quale conservo un innegabile affetto. Si chiama ESYO, acronimo di European Spirit of Youth Orchestra, ed è un’orchestra tuttora attiva rivolta a giovani musicisti tra i 13 e i 20 anni, provenienti da tutta Europa. L’idea del progetto è nata più di trent’anni fa da Igor Coretti Kuret, un violinista e direttore d’orchestra triestino. È proprio lui a rimarcare spesso la sua provenienza friulana, poiché in essa è racchiusa la filosofia stessa del progetto dell’orchestra. Trieste è una città di passaggio, di confine. Un confine che non è separazione però, ma al contrario è vicinanza, contatto.

 

 

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