All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
Confortate di pianto è forse il sonno
Della morte men duro?
Foscolo, Dei Sepolcri

Scriveva il Poeta a proposito dell’editto Napoleonico che proibiva le sepolture all’interno delle mura cittadine; sostenendo che la tomba fosse un monumento ispiratore alle grandi azioni.
A proposito di momenti ispiranti, l’incontro con il Maestro Francesco Ivan Ciampa lo è indubbiamente stato.

Qualche informazione sul Maestro Ciampa: classe 1982, figlio d’arte, gli anni come assistente del Maestro Daniel Oren lo rendono veramente competente e le numerose collaborazioni con Leo Nucci fanno da testimonial.
Ho avuto modo di incontrare il Maestro al Teatro Filarmonico di Verona; in scena “Manon Lescaut” di Puccini. Appunto da lui diretta.
Spettacolo sensazionale, d’una profondità immensa.

Per non parlare dell’intermezzo al 3° atto; ma comunicare certe emozioni all’orchestra, alla compagnia di canto, al coro è poca cosa in confronto al vero obbiettivo postosi il Maestro: il pubblico fa parte dello spettacolo, lo condiziona, lo influenza molto, però crede di essere passivo; si crea una barriera di vetro. Purtroppo. È suo dovere romperla. Un po’ come i clown al circo quando scelgono persone a caso tra la folla per un numero, chiaramente per prenderli in giro, dove nessuno vorrebbe essere scelto. Però in quel momento, gli “sventurati”, sono i nostri rappresentati e anche noi ci sentiamo parte dello spettacolo.

“Dovere”. Non ho scritto “lavoro”. Questo non può essere considerato un lavoro; non può e non deve: alla base deve esserci “pura passione”. Difatti il Maestro descrive ciò che fa con la parola “divertimento”. Se il primo principio degli artisti fosse “l’arte è il nostro lavoro” allora non esisterebbero gli artisti. Fortunatamente l’arte, per definizione, è il linguaggio dell’anima; è l’idioma per comunicare emozioni e sentimenti. Ed è proprio lì la magia: l’arte ha delle regole, eppure ci permette di esprimere l’infinito. Sì, prendete pure il capolavoro di Leopardi come esempio, oppure la musica stessa: sette note, dodici suoni; eppure quanti brani sono stati composti? Quante opere? Quante emozioni comunicate? E quanto intense?
Pensateci.

Eppur non si può nemmeno trattare di “bellezza”; il termine corretto è “magia”. Soprattutto con tutte le discipline artistiche\arti minori non visive, quindi musica, letteratura, ecc. Musica in priimis. Leonardo Da Vinci ha lasciato “La Gioconda” e tale rimarrà perchè fisicamente c’è, è al Louvre; quindi “basta” andare a Parigi per rimanerne incantati e pensare “wow l’ha dipinta lui. Questa è quella vera”. È li, davanti a te; concretamente. E Puccini cosa ci ha lasciato? Per vedere “Manon Lescaut” si guardano le partiture originali? Sono solo dei fogli pentagrammati con segni vari. Quando si dice “quell’autore\poeta\scrittore scrive bene” si guarda l’originale se è ordinato o meno? E se trovaste qualcuno con una calligrafia come la mia che,in confronto, i geroglifici corsivi sembrano un testo scritto al computer?

ciampaIl punto è: serve un filtro o un traduttore per renderla comprensibile. Voi siete alfabetizzati, quindi siete filtro\traduttore per voi stessi mentre leggete queste mie parole. Nel caso dell’opera questo traduttore è il Direttore: traduce quei fogli pentagrammati in emozioni dirigendo tutti. Ma ognuno di noi è il filtro; dagli artisti al pubblico stesso. Ognuno di noi riceve lo stesso input e lo rielabora diversamente indipendentemente dalla disciplina artistica o arte minore in questione. Quindi, unendo questi due punti, l’opera esiste e vive perchè io vivo, perchè tu che stai leggendo vivi, perchè il Maestro vive. L’Opera vive solo grazie a noi.

Vissi d’arte, vissi d’amore” : è l’urlo dell’artista che rispetta se stesso e la propria arte; è la presa di coscienza, al di là della storia narrate dalla trama, del fatto che l’arte siamo noi stessi e non solo il nostro riflesso. Sì, porta ad una crisi, arte fa arte; tante domande poche risposte. Ma ti accresce. Ti accultura. Ti rende una persona migliore. L’arte siamo noi! L’Opera siamo noi! E tutto questo lo dobbiamo a persone come il Maestro Ciampa: senza di loro non potremmo divertirci, crescere, vivere, emozionarci, migliorarci attraverso questa magia (e si potrebbe continuare con una lista lunga per tutta la durata della tetralogia de “L’Anello del Nibelungo” di Wagner). Quindi grazie di cuore a tutti loro! Però, come ha ben sancito il Maestro “bisogna rispettare la propria arte e non svenderla per una gratificazione”. Il trucco è li.
La cosa veramente divertente non è il fatto che anche per loro i 30 secondi prima di entrare in scena siano i peggiori, ma bensì perchè sono come i fiocchi di neve: non ne esistono 2 uguali in natura; per quante volte ci provino non riescono a fare lo stesso attacco uguale 2 volte.
Ma poi Maestro, quanto ce ne sarebbe da dire! Questa non è che la punta della punta punta della punta della punta dell’iceberg. Un po’ come la bellezza del punto e virgola: apparentemente il periodo, il discorso è finito; ma in realtà non lo è.

Massimiliano Mazza