LA VOCALITÀ EROICA DELL’EN TRAVESTI

Il teatro è un mondo magico: recitazione, costumi, scenografie, trucchi e parrucche. Tutto è finto, artificiale, costruito, ma tutto appare estremamente plausibile e realistico, creando un delicato equilibrio tra arte e realtà che ci inebria e ci “porta a delirar”.
L’Opera, tra tutti i generi teatrali, è quello meno verosimile: per poterla apprezzare vi è da accettare, prima di tutto, che il canto sia un normale modo di comunicare, che esprimersi in rima e in versi sia assolutamente spontaneo e non un artificio artistico e che i numerosi moribondi rappresentati sul palcoscenico riescano ad avere abbastanza fiato per cantare una perfetta linea melodica. Eppure gli spettacoli d’opera ci sembrano così incantevoli, ci tengono col fiato sospeso e riescono sempre a commuovere.
Questo perché, come ascoltatori abitudinari siamo ormai propensi ad accettare – senza neppure pensarci – le convenzioni teatrali del mondo dell’opera. Preferiamo godere della rappresentazione piuttosto che stare a rimuginare su quanto sia finta la recita.
Tra tutte queste convenzioni vi è anche la figura dell’en travesti, un personaggio portato in scena da un cantante di un altro sesso. Solitamente, nelle opere più rappresentate sono cantanti femminili che interpretano personaggi maschili.

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