Cari melomani, ben ritrovati! Come sapete, marzo è il mese dedicato al padre della poesia italiana, Dante Alighieri, infatti il 25 marzo cade il Dantedì, una giornata dedicata a celebrare le sue opere e la sua persona.

Ma cosa ha a che vedere Dante con la musica? La risposta è: tutto. Innanzitutto, la poesia e la musica sono molto affini; possiamo definire la poesia, estremizzando il concetto, come musica messa in parola. Avendo quindi la poesia una sua melodia, le opere di Dante rispettano questo assioma. Se pensiamo alle terzine della Divina Commedia esse hanno un ritmo, una loro musicalità provata anche dal fatto che nel Medioevo il legame tra poesia e musica era fortissimo: i testi poetici si cantavano tanto quanto si leggevano. Una prova ulteriore la troviamo nel Purgatorio, dove Dante introduce diverse parti di inni, salmi ricavati dal repertorio liturgico in uso nel suo tempo, parti cantate sia dalle anime che dagli angeli.

Questa breve introduzione per spiegarvi che parlare di un legame musica e Dante non è così assurdo, però il mio compito sarà quello di approfondire come Dante sia utilizzato nella musica classica odierna, argomento molto vasto e per questo mi focalizzerò solo sulla produzione italiana dell’Ottocento. Dante, rispetto all’altro grande poeta della lingua italiana Petrarca, viene “scoperto” dalla musica solo nell’Ottocento e troviamo un aumento di opere su di lui, o sulla sua produzione poetica, soprattutto dopo il 1865 (anno del sesto centenario della sua nascita).

 

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