Quante volte abbiamo pensato che l’opera lirica fosse una cosa lontana da noi, dal nostro sentire e dalla nostra quotidianità? Quante volte abbiamo pensato che i temi di cui tratta non ci appartengono più? Molto spesso. Mi sono fermata però a riflettere su un’opera in particolare, l’Otello.
È la penultima opera scritta da Giuseppe Verdi su libretto di Arrigo Boito, il quale si ispirava naturalmente all’omonimo dramma shakespeariano. In breve, questa è la trama dell’opera per chi non la conoscesse. Otello, il Moro, generale al servizio di Venezia, ha conquistato l’amore di Desdemona e l’ha sposata. Contro Otello nutre odio profondo l’alfiere Iago, il quale ha visto promuovere luogotenente al suo posto Cassio. Per questa ragione Iago decide di tramare un inganno: fa nascere nell’animo di Otello il sospetto che la sua sposa lo tradisca con Cassio. Iago riesce a fare in modo che un fazzoletto, dato da Otello a Desdemona come pegno d’amore, lo possedesse proprio il luogotenente Cassio.
Otello, accecato dalla gelosia, soffoca nel letto Desdemona, che invece era assolutamente e completamente innocente. A svelare a Otello l’innocenza della sua sposa sarà Emilia, moglie di Jago. Il Moro, fulminato dalla scoperta d’aver ucciso la sua sposa priva di colpe, si uccide. Ora direte, dove sta la modernità?