Lo scorso articolo ho illustrato come un fatto, apparentemente trascurabile, sia in realtà la colonna portante di tutta l’opera. Oggi tratterò quel processo di mentalizzazione chiamato “composizione”.
Cos’è la “mentalizzazione”? Stringendo, non è altro che la capacità di rappresentare se stessi e gli altri; per un’artista è essenziale. Mi piace definirla “ricerca di se stessi”.
Quindi prima di comporre qualsiasi cosa, devo pensare? Pensare è già comporre. Certo finché stai naufragrando nel dolce mare di sentimenti ed emozioni, non puoi pensare a che ora inizierà la partita.
Orsù librettisti ora bisogna iniziare a lavorare: trovate una storia. Possiamo “rubare” un’opera? Certamente! Per esempio, molte opere teatrali di Shakespeare sono state “coverizzate” in opere liriche. Potete ispirarvi a fatti realmente accaduti, o ad un sogno, o semplicemente avete alzato un po’ il gomito e vi è venuta un’idea. L’importante è cercare di non cadere nella banalità e soprattutto, anche se è arte/teatro, rendere i personaggi “reali”. I personaggi non sono burattini nelle vostre mani, dovete dare loro un carattere, un passato: dovete dare loro vita. È forse questo il passaggio più difficile.
Se la storia funziona potete procedere con la vera e propria stesura: ripeto che si è teatro ma l’opera, nel proprio contesto, deve avere senso. Evitate i mashup tra altre opere, romanzi ecc.
Proprietà di linguaggio: in realtà tutto è possibile, mi sento solo di consigliarvi coerenza, ironizzando, non riscrivete il quadro del Tempio dell’Aida in latino.
Scrivere un libretto non è impossibile, se credete in quello che state scrivendo, è se, soprattutto, lo fate per realizzarvi, allora sarà quasi una passeggiata. Garantito.
L’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento, anche in più volte. Sono fermamente convinto che qualche grande opera sia veramente stata concepita nelle situazioni più improbabili. Perciò non temete, sono sicuro che ci riuscirete anche voi. Buon lavoro!
Massimiliano Mazza