Il Metropolitan Opera House (chiamato anche Met Opera) è il famoso teatro cittadino di New York situato nei pressi del Licoln Center. Un baluardo della lirica in America, ambìto da qualsiasi artista per il lancio di una carriera internazionale. Uno dei più grandi teatri al mondo, quasi 4000 posti, un sipario damascato d’oro tra i più grandi mai installati: insomma, un degno teatro per una grande e moderna metropoli come New York City.
E se molto spesso si rimane stupiti delle dimensioni di questo teatro e dei suoi interni, ancor di più lo si rimane per la grandiosità e la fastosità delle regie d’opera rappresentate.
Tutte le opere sono transitate almeno una volta al Metropolitan, molte di queste hanno offerto spunti tra i più disparati per allestimenti capaci di coinvolgere e stupire lo spettatore, che viene letteralmete trascinato nel sublime mondo dell’opera e della trama che sta per svolgersi.
Regie eccellenti vi furono in passato e sono tuttora presenti, ma ne riporterò qui cinque tra le più grandiose mai realizzate.

1) La prima è la Bohème di Giacomo Puccini rappresentata nell’allestimento di Franco Zeffirelli. La scena grandiosa è l’ultima del secondo atto: i protagonisti si trovano al caffè Momus, nel quartiere Latino a Parigi, stanno per andarsene e per pagare il conto quando ad un certo punto si ode in lontananza il suono del “Tambur Maggiore”, ovvero la parata militare. Già di per sè il caffè è gremito di persone, in più si aggiungono velocemente dei popolani e fanciulli che inneggiano a quella che chiamano “ritirata” finchè non arriva addirittura la banda in scena, che transita marciando lungo la strada antistante. Coristi, comparse e parata riempiono totalmente la scena trascinando lo spettatore in un tripudio di colori e movimenti con il finalissimo dell’orchestra.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=5O-XLlxIYoE

2) La seconda regia che merita attenzione è quella firmata da Piero Faggioni per il Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi. Il protagonista Re Gustavo III di Svezia è chiuso nella sua stanza ricordando un’ultima volta Amelia, la sua amata. Sopraggiuge il paggio Oscar per avvisarlo che la festa nel suo palazzo sta per iniziare e, grazie alla musica profondamente eloquente di Verdi, si dischiude la scena su una sfarzosa sala da ballo ove si ricongiungono maschere, invitati, folle danzanti.

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L’effetto qui è ancora più maestoso poichè la sala riproduce un effetto di prospettiva e sembra sia molto più vasta di quanto non lo sia realmente. Si passa quindi repentinamente da una scena pressochè vuota ad una scena totalmente colma di colori e comparse, quasi da non riuscire ad apprezzare ogni singolo particolare. Si viene travolti da una così grande bellezza che l’applauso a scena aperta risulta impossiblie da frenare.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=DHiuOLIS8-o

3) La terza regia degna di nota è sempre di Franco Zeffirelli, pensata e realizzata per Turandot di Giacomo Puccini. Nel secondo atto, dopo il terzetto cantato dai Ministri dell’Impero (Ping Pong e Pang), la tela scura alle loro spalle si alza e in un crescere con l’orchestra rivela ciò che sta dietro. Tutto quello che ci può venire in mente pensando alla Città Proibita di Pechino è qui magnificamente realizzato con una reggia imperiale dai colori e dagli ori sfavillanti. Ministri, tributari, sacerdoti ai lati della reggia e nel mezzo, a sovrastare tutti, il trono dell’imperatore Altoum, padre della principessa Turandot.

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Infine, la massa del popolo – il coro – tutta concentrata ai piedi della reggia, quasi ad evidenziare l’effettivo divieto di penetrare nel territori proibiti di Turandot. Lo stesso popolo alla fine dell’opera sventolerà una moltitudine di fazzoletti colorati per inneggiare all’Amore e celebrare l’unione di Turandot con Calaf, in un tripudio di colori e con un finalissimo d’orchestra da brividi. La stessa regia è stata anche realizzata in maniera altrettanto grandiosa nei vasti spazi dell’Arena di Verona.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=vWwJA1b2l7g

4) Quarta regia, ormai diventata negli anni un must per il Met è quella firmata da Sonja Frisell (con scene di Gianni Quaranta) per l’Aida di Giuseppe Verdi. Il libretto, come sappiamo, indica un’epoca imprecisata dell’antico Egitto dei Faraoni. E quello che ritroviamo nel palcoscenico non delude le aspettative. Tutto quello che vogliamo vedere sull’Egitto c’è e ci viene proposto in maniera spettacolare, ovviamente, nella scena del Trionfo nel secondo atto. Non mi soffermo sulla bellezza delle altre scene, come la consacrazione nel tempio di Fthà o la preghiera di Aida lungo le sponde del Nilo, al chiaro di luna.

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Alla pompa che s’appresta, meco schiava assisterai! ordina Amneris ad Aida per accogliere l’arrivo di Radames vincitore. E proprio letteralmente di un trionfo in pompa magna si tratta. Dopo il duetto delle protagoniste, mentre si odono già gli echi delle trombe del famosissimo “Gloria all’Egitto”, il granitico muro che chiudeva le stanze di Ammeris – altissimo – cala dall’alto celando una fila di soldati e man mano che il muro si abbassa viene svelato il magnifico tempio (un misto tra Luxor e Abu Simbel) davanti il quale il coro è già schierato. Popolo, schiavi, soldati, sacerdoti e sacerdotesse, affollano la scena per salutare e porgere doni ai vincitori. Questo favoloso colpo di teatro strappa sempre l’applauso a scena aperta (è noto che il pubblico del Met freme alla vista delle grandiosità!).
Video: https://www.youtube.com/watch?v=czEfHr8YGPA

5) Infine, un altro capolavoro che ha fatto capolinea recentemente al Met è il Mefistofele di Arrigo Boito, firmato da Robert Carsen.
L’idea geniale alla base è la riproduzione di quello che Boito definisce “Prologo in cielo”, tramite un teatro nel teatro. La platea e i palchi di questo teatro sono colmi di figure quasi sognanti, mascherate di bianco ed incoronate. Questi personaggi sono seduti e tengono in mano ciascuno un lume. Il teatro è una combinazione di colori tra il bianco e l’azzurro, quasi a riprendere il cielo, ed è ornato da stucchi dorati. Incorniciano la scena degli angeli marmorei, che quasi in movimento sembrano suonare le trombe del firmamento celeste, e due drappi rossi.

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Dopo l’uscita di Mefistofele, protagonista malvagio che sfida Dio, si leva una preghiera che sfocia in una lode grandiosa cantata dal coro. Quelli che, secondo Boito, sono i fanciulli/cherubini, le penitenti, le schiere e le falangi celesti, qui sono rappresentate da tutte queste figure che cantando si alzano, avanzano sempre di più, ed infine dischiudono le braccia, quasi ad inglobare il pubblico in questo luogo mistico. La potenza visiva e sonora della scena fa subito breccia nello spettatore, che si ritrova piacevolmente stordito in una dimensione davvero trascendente.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=0NIly0OKAmU

Con questo breve viaggio nel magico teatro del Met spero di aver stimolato la vostra curiosità e, perché no, anche il piacere di vedere integralmente queste opere. Il palco del Met è la prova tangibile che si possono toccare vertici assoluti senza limiti alla fantasia e alla magnificenza.

Alessandro Bugno