Tra le grandi passioni della cultura occidentale, sicuramente il cibo occupa un posto di rilievo, divenendo espressione, in particolare, del mondo italiano. Mangiare non è solamente un piacere per le nostre papille gustative, ma anche un gesto sociale, che coinvolge noi e chi ci circonda.
L’opera non si dimentica di questo aspetto conviviale, trasformando il cibo da mero alimento a mezzo di comunicazione con il pubblico.
Sia essa opera buffa o opera seria, il cibo viene solitamente declinato in sontuosi banchetti, spesso con l’intento esplicito di disgustare il pubblico. Ebbene, anche i piatti che normalmente fanno venire l’acquolina in bocca e che destano la nostra golosità, nell’opera servono proprio a ispirare un ambiente conviviale, solitamente fuori luogo.
Per esempio, nel secondo atto di Don Giovanni di Mozart troviamo uno dei banchetti più ricchi e celebri del mondo operistico: esso però è inserito in un contesto totalmente grottesco. Infatti, Don Giovanni sta dimostrando il suo “barbaro appetito”, mangiando in modo noncurante e irrispettoso, mentre aspetta il suo convitato di pietra, la statua che commemora il commendatore, che lui stesso ha ucciso a inizio opera e che nel secondo atto ha invitato a cena. Il banchetto, in questo caso, va ad amplificare il carattere di Don Giovanni, evidenziandone ulteriormente l’aspetto irriverente e meschino, dimostrato in questo caso attraverso un assurdo invito a cena, disonorato ulteriormente da una vorace fame senza alcun riguardo.