La pratica dell’evirazione dei cantanti, originaria dell’Oriente, si diffuse in Europa nel XV secolo nonostante fosse proibita dalle leggi. I Castrati divennero una figura molto comune nel campo musicale, per via del divieto di esibizione in ambito ecclesiastico che la Chiesa fece alle donne e la mancanza di un registro femminile nei brani polifonici ne assicurò il successo.

I primi due Castrati italiani presero parte al Coro Papale nel 1599. Generalmente i Castrati erano bambini orfani o provenienti da famiglie molto povere, dotati di una interessante voce bianca a cui, con la speranza di poter avere fortuna economica, veniva praticata l’evirazione prima della pubertà sperando in una promettente carriera. La castrazione ai fini musicali veniva sottoposta ai bambini di età compresa tra i 7 e i 12 anni con modalità differenti, l’operazione consisteva nell’ablare i testicoli con un coltello e legare successivamente i vasi sanguigni; prima dell’asportazione i bambini venivano o anestetizzati con un doppio infuso d’oppio o indotti in uno stato comatoso interrompendo la circolazione tramite una pressione sulla carotide. Molto spesso i bambini sottoposti a questa operazione perdevano la vita per via di infezioni o dissanguamenti; non si hanno molti dati inerenti alle operazioni poiché la pratica era vietata in Italia e quindi tutto avveniva con una notevole discrezione e segretezza.

I bambini che sopravvivevano a questa crudele pratica venivano quindi privati dei testicoli, perciò anche della produzione degli ormoni sessuali che li avrebbero fatti sviluppare in uomini. Questo comportava una smisurata crescita degli organi interni e delle ossa consentendo quindi alla cassa toracica di espandersi notevolmente e di assicurare quindi ai cantanti lunghi fiati, oltre che a una notevole altezza. Le corde vocali rimanevano più vicine alle cavità di risonanza e quindi il Castrato riusciva a mantenere il registro acuto tipico della voce bianca, simulando la voce femminile, ma anche a sviluppare il registro grave facendo in modo che il cantante spaziasse dai gravi agli acuti, talvolta abbracciando persino tre ottave di estensione, coprendo i registri del soprano, contralto, tenore e persino di basso con una voce molto brillante.

 

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