Qualche settimana fa ci ha lasciato Georges Prêtre; Direttore d’Orchestra carismatico, artista e uomo dal fascino magnetico. Rai5 lo ha omaggiato con alcuni speciali tra cui una splendida Carmen in forma semiscenica con l’Orchestra di Santa Cecilia.
La direzione del Maestro ha messo in risalto in modo evidente, e quindi di immediata percezione, la potenza della composizione di Bizet, di una musica sorprendente per bellezza ed intensità. Il flusso di emozioni che quella serata ha generato in me, mi ha portato a riflettere su questa splendida opera e sulla figura della sua protagonista.
Carmen in apparenza sembra la storia di un femminicidio; la giovane viene uccisa dall’ex amante folle di gelosia, che decide di pugnalarla perché lei non appartenga a nessun altro all’infuori di lui. Questo è un argomento di tremenda, terribile attualità. Sono infatti molteplici i casi nell’Opera come nella cronaca italiana. Desdemona viene strangolata da Otello, muore innocente di un tradimento che non ha commesso; Luisa Miller viene avvelenata dal suo Rodolfo che la crede colpevole dello stesso crimine ed i casi citabili sarebbero davvero molti. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di ben più profondo, di differente, e per comprenderlo appieno dobbiamo partire dall’analisi del personaggio dell’eroina.
Carmen è una zingara, dalla bellezza anomala e per questo potenzialmente letale, ma è sicuramente il suo modo di leggere ed affrontare la vita che ne determina il destino. Nel duetto finale, poco prima di essere uccisa, dice: “Jamais Carmen ne cédera! Libre elle est née et libre elle mourra … ” (trad. Carmen mai cederà, Libera è nata e libera morirà) Fino in fondo, fino alle estreme conseguenze essa rivendica la propria libertà, la propria autonomia. “Les amours de Carmen ne durent pas six mois” (trad. Gli amori di Carmen non durano sei mesi) afferma Escamillo, il suo nuovo amante, perché la donna prende solamente il meglio e la passione dai rapporti amorosi.
“L’amour est un oiseau rebelle
que nul ne peut apprivoiser […]
L’amour est enfant de Bohème
Il n’a jamais connu de loi ”
(trad. L’amore è un uccello ribelle/ Che nessuno può addomesticare […] L’amore è figlio della Bohème, non ha mai conosciuto legge)
Al sentimento non si comanda. La musica che caratterizza Carmen è quasi moqueuse, è cioè quasi beffarda, come se la donna ostentasse il suo bisogno di autodeterminarsi contro tutto e tutti. La sua sfida è rivolta non solo verso l’autorità del militare Don José, il suo uomo, ma verso tutte le gerarchie e chiunque voglia ingabbiarla in regole e stereotipi che non le corrispondono. La zingara non vive per la società né all’interno di essa, vive obbedendo solo a se stessa. E questo la porta alla morte. Non è un ex amante geloso che uccide la Carmen, sono le convenzioni sociali.
Stessa sorte, in fondo, per la Traviata di Verdi. La ragazza è affetta da tisi, il “male del secolo”; un morbo che deteriora lentamente ma inesorabilmente, dall’interno, spesso metafora di un decadimento tanto morale quanto fisico. Ma Violetta muore ben prima che la malattia la consumi; muore quando Germont padre, rappresentante del perbenismo dell’epoca, le intima di lasciare l’amato figlio, perché è altamente sconveniente ch’egli viva con un’ex prostituta. La poveretta è giustiziata dalle regole non scritte di una società bigotta che non accetta la diversità.
Così alla misera ~ ch’è un dì caduta,
di più risorgere ~ speranza è muta!…
se pur benefico ~ le indulga iddio,
l’uomo implacabile ~ per lei sarà…
Carmen, più di chiunque altra, rappresenta realtà quotidiane, la continua lotta da parte delle donne per emanciparsi dalla società o da una cultura. Carmen è un simbolo, emblema della donna forte che preferisce morire piuttosto che non essere libera.
Samuela Solinas