In questo tentativo di occuparmi di attualità, musicale intendo, trovo molto interessante partire dall’analisi di quella che è stata la nostra storia e le riflessioni su questa che hanno prodotto personaggi autorevoli e dei quali oggi sentiamo molto la mancanza. A questo proposito mi sembra utile riportare un intervento sul Corriere Lombardo di Riccardo Malipiero riguardo la situazione musicale lirico-sinfonica di quel periodo, in Italia. L’articolo in questione si intitola “L’Italia è davvero il paese della musica?” ed è una riflessione consapevole e appassionata sulla musica di quei tempi, sui musicisti di quei giorni e sui teatri di quel sistema. Riflessione consapevole, appassionata e stimolante, prodotta da un uomo di cultura e di musica da quattro generazioni, di un uomo esperto e critico, propositivo e innovativo, che ha dato molto alla cultura musicale del nostro paese. Questo il suo intervento.
“Lo sciopero cui sono arrivati i lavoratori dello spettacolo lirico, pochi giorni or sono, ha forse portato a conoscenza del popolo italiano una situazione che non conosceva. Forse però non arrivata a chiarirla completamente. Quello sciopero non è stato altro che un’azione dimostrativa: per una volta tanto esso non ha avuto moventi politici o di rivendicazione salariale. C’è, è vero, un segno di protesta politica, vale a dire contro una cattiva amministrazione; c’è, è vero, una preoccupazione per il lavoro futuro, ma non c’è (questo volevamo dire) un gioco partitico o un’inadeguatezza di compensi. Perché per una volta tanto tutti gli uomini politici sono stati d’accordo nel considerare il problema degli Enti lirici come secondario e addirittura trascurabile. Diciamo meglio: nessuno si è mai posto di fronte ad un problema che è molto più vasto, che trascende quello degli Enti lirici: il problema della musica lirica in Italia. La demagogica affermazione: Italia, paese della musica è talmente comoda e posa su così radicate anche se, come vedremo, sabbiose fondamenta, che tutti possono ignorare il fatto che la musica non è affatto di casa in Italia. E lo sciopero di pochi giorni or sono e i conseguenti articoli e i progetti di Leggi e via discorrendo non sono che la goccia che ha fatto traboccare il vaso: dovrebbe, perché purtroppo anche questa volta temiamo che si ricorrerà a soluzioni di compromesso che non sistemeranno nulla o scontenteranno tutti. La situazione può essere sintetizzata così: i Conservatori di musica sono in pauroso abbandono, non si dà nessuna istruzione (o quasi, e comunque un altro progetto di legge prevede di abolire anche quel poco che si è fatto finora) nelle scuole elementari e secondarie. Non esistono che due, tre cattedre di storia della musica nelle università di tutta Italia. L’amministrazione della musica è in genere in mano di inetti, l’informazione musicale è affidata talvolta anche a giornalisti (o pseudo tali) mancanti di vera preparazione professionale: questa la situazione della musica in Italia.