Opera queers, Gay Musicology e altre cose spaventose

 

Come accade da molti anni, anche lo scorso giugno è stato il Pride Month: il mese in cui la comunità LGBTQ+ si sente libera di festeggiare la propria esistenza. Sicuramente molti di voi se ne saranno accorti: in molte città ci sono state le parate del Pride, le bacheche di numerosi social si sono cosparse di tutti i colori dell’arcobaleno, alcuni hashtag hanno cambiato colore insieme ai loghi di alcune aziende e persino in alcuni dibattiti televisivi si è parlato di diritti civili. I cortei che hanno occupato le vie di tantissime città in Italia e nel resto del globo, erano delle vere e proprie ondate di persone che sfilavano, affermando la propria esistenza e reclamando i propri diritti.

In mezzo al boato di una comunità in festa, la musica era un sottofondo continuo. Essa, infatti, come tutte le altre arti, è da sempre portavoce di valori umani, di un dolce e delicato impegno sociale. La musica era il basso continuo su cui le parate progredivano. Le persone ballavano, si muovevano, cantavano avanzando per la città.

Britney, Gaga, Carrà, Madonna e tanti altri artisti sono solo alcuni dei nomi più recenti che permettono alla comunità LGBTQ+ di identificarsi, divenendo vere e proprie icone gay. All’interno del repertorio operistico, le cose sono un po’ diverse, ma non così tanto quanto si potrebbe pensare.

Già in articoli passati vi ho parlato del ramo della musicologia che prende il nome di Gay Musicology: quel campo di studi che analizza le manifestazioni musicali e artistiche affini alle molteplici espressioni di genere e di sessualità. Gli argomenti sono i più vari: dallo studio della vita privata e pubblica dei compositori omosessuali dei secoli passati, fino a cercare ponti più nascosti con le tematiche dell’orientamento sessuale e l’identità di genere dell’attualità. Gli studi della Gay Musicology, che affondano le radici in territorio americano, ma che dall’inizio di questo millennio si stanno sviluppando anche da noi, ci permettono di svelare un lato nascosto del passato, rivalorrizandone le sfumature colorate.

 

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