In questi mesi di lockdown i musei, le fondazioni e le gallerie d’arte sono stati messi in ginocchio dall’epidemia e dalla chiusura forzata degli spazi espositivi. Il mondo digitale e gli strumenti “social” sono però venuti in aiuto dell’arte per cercare di creare e di consolidare, laddove già esistente, un legame con il pubblico costretto a rimanere a casa. L’arte e le collezioni dei musei italiani sono state, dunque, valide compagne di vita di questi mesi, maestre ma anche amiche, attraverso la divulgazione di contenuti digitali informativi, didattici e soprattutto divertenti e alla portata di tutti.
Ma cosa accadrà ora che finalmente musei, spazi e gallerie hanno riaperto al pubblico? L’arte riuscirà a portare i visitatori all’interno delle sale dei musei e dei luoghi di cultura? Queste le domande che gli addetti al settore si sono posti in queste settimane e intorno alle quali si sta cercando di ricostruire il mondo dell’arte e delle istituzioni museali e culturali.
Certo è che prenotazioni online, ingressi contingentati, controllo della temperatura e misure di sicurezza sono le parole chiave della ripartenza.
C’è chi ha cercato di sfruttare la peculiarità del periodo per dare ai visitatori la possibilità di godere in piena tranquillità delle opere d’arte esposte, proprio come ha fatto il Palazzo Ducale di Genova, che ha rivoluzionato il concetto di distanziamento sociale e lo ha trasformato in un’esperienza immersiva ed emozionante che dà l’opportunità di restare completamente da soli per alcuni minuti davanti alle Ninfee di Monet. L’intenzione è dunque quella, come hanno affermato molti direttori, di puntare sulla qualità più che sulla quantità dei visitatori e dell’esperienza di visita generale.