L’arte è linguaggio dell’anima, il modo più diretto per esprimere i sentimenti e molto altro ancora. Concretamente, però, se imbratto un muro è arte? Magari per me no, ma per qualcun altro si. È questo il bello ed il brutto di qualcosa che non puoi circoscrivere. Ecco cos’è l’arte, una forma di espressione soggettiva.
Oggi, però, rifletto sulle implicazioni che ci sono per chi sceglie di fare parte di questo mondo. Siamo sempre insoddisfatti di noi stessi e della nostra arte, perché ci bombardiamo di domande come “ma se avessi fatto così… se avessi cambiato colà”, molti “se avessi” sparsi nelle nostre opere, molti dubbi e tanti timori, ma ancora più dei dubbi pesa il rimanere incompresi. Non ci accontentiamo mai, vogliamo sempre di più (in certi casi è costruttivo, in altri proprio il contrario), desideriamo che la nostra voce sia sentita per come è realmente. Quei pochi che capiscono la nostra arte o non sono abbastanza o non sono quelli che vorremmo che fossero. Insomma, è tutto un gran circolo vizioso!
Un attimo… ma l’arte non deve essere capita! Come si può capire qualcosa che prima deve essere vissuto? E la stessa situazione, lo stesso identico episodio, ognuno di noi lo vive in modo completamente diverso, quindi come posso, io artista, pretendere che il pubblico mi capisca? Come posso pretendere di parlare lo stesso linguaggio di altre milioni di persone? Questo è davvero sensazionale!
Quello che nasce come un puro e semplice sfogo, di personalissimo, viene messo poi a disposizione di tutti, diventa uno spunto di riflessione, di apertura vero l’altro. L’arte è in definitiva l’opera pubblica più profonda e più importante di tutte.
Massimiliano Mazza