Il mondo del teatro è da sempre particolare. Esso raccoglie e accoglie ogni peculiarità, stranezza, eccentricità. Ed è proprio questo il suo forte. Siamo abituati a pensare alla spettacolarità in un modo schematico, rigido, eppure i secoli passati ci mostrano una maggiore elasticità.
Innanzitutto, lo spettacolo è tutto ciò che cattura lo sguardo del pubblico: non solamente la recitazione, il canto o la danza. Il passato ci insegna che anche fuochi artificiali, marionette, parate, addestramento di animali e le arti circensi racchiudono in sé un’interessante forma di spettacolarità. Anche il presente ce lo dimostra, con le performance, le animazioni robotiche, gli spettacoli di luci e tante altre forme e colori. Insomma, chiunque pensi che il teatro sia solo “La Traviata” e Shakespeare si deve ricredere.
Per forza di cose, in un contesto così sfaccettato e vivo, il binomio maschio-femmina sta un po’ stretto. All’interno della storia del teatro occidentale definire così rigidamente cosa è maschile e cosa è femminile sarebbe come ridurre una tavolozza di colori al bianco e al nero. La rappresentazione teatrale è sempre stata, dal punto di vista del genere sessuale, ambigua. Alcune volte in modo quasi inconsapevole, altre volte prendendo posizioni sociali e politiche decise e forti. L’opera e il teatro di prosa si sono caratterizzati numerose volte per la profonda ricerca della sensibilità umana, scoprendo espressioni “altre”, non sempre in linea con i tempi che furono.