Oggi voglio analizzare con voi il binomio Amore e Morte, prima attraverso la letteratura e poi parlando dell’Otello di Giuseppe Verdi.
Eros e Thanatos, in quanto elementi complementari nella vita di ogni uomo, sono sempre stati oggetto di interesse fin dall’antichità. Due eterne facce della stessa medaglia, due forze opposte che regolano la vita, questi concetti in totale opposizione tra loro sono come indissolubilmente legati l’uno all’altro. Eros, antico dio greco dell’Amore, figlio di Afrodite ed Ermes, simboleggia quella forza naturale positiva e creatrice che dà la Vita, che è Amore e che spinge la Natura a dare i suoi frutti per mantenere in vita le sue creature. Tanato o Thánatos, dal greco θάνατος, “Morte”, è, nella mitologia greca, la personificazione della morte. È figlio della Notte o di Astrea, per partenogenesi o da Erebo, nonché fratello gemello di Ipno, il dio del sonno Ὕπνος, il Sonno.
Eros e Thanatos sono eternamente contrapposti nelle culture antiche come anche in letteratura, venendo a identificarsi con il ciclo continuo della vita e della morte. Eros genera, crea, avvicina, riscalda e unisce, Thanatos distrugge, disperde, frammenta, allontana e separa per sempre ciò che è stato unito. Thanatos è quasi sempre citato accanto a Eros, il dio dell’amore. Entrambi sono i poli di un meccanismo che regola l’intera esistenza, quello che Freud chiamerà il “principio di morte” e il “principio del piacere”. Eros crea la vita, Thanatos la distrugge; Eros avvicina, Thanatos allontana; Eros unisce, Thanatos separa per sempre. Ma nel gioco delle culture, o nel gioco della letteratura, i significati si possono anche ribaltare.