La cultura è sempre un bene prezioso, un tesoro da conservare, proteggere e promuovere. Lo sappiamo bene noi appassionati di opera, che gioiamo di ogni piccola scoperta musicale. Lo so bene io, che mi diverto a divulgare e che vedo nella cultura un potente mezzo di comunicazione, un collegamento tra il passato e il presente. I prodotti culturali, come nel caso degli spartiti musicali, dei libretti o anche degli spettacoli stessi, si distinguono proprio per la loro grande forza espressiva, divenendo continuamente soggetti di nuove e interessanti interpretazioni.

L’attualizzazione della cultura e una sua rivalutazione in chiave moderna permettono di ritrovare sentimenti correnti e problematiche tutt’altro che risolte all’interno dei beni artistici prodotti centinaia di anni fa. Questo contatto con il passato diventa simbolo dell’umanità stessa, di quei bisogni sociali e quelle richieste di espressione personale e di libertà che l’Arte ed il Teatro hanno saputo rappresentare visivamente, attraverso la raffigurazione stessa dell’emotività.

Nel trattato “L’art du théâtre” l’attrice di prosa Sarah Bernhardt definisce il Teatro come un portavoce delle innovazioni filosofiche, sociali, morali e religiose. Il libro, pubblicato nel 1923, esprime l’esigenza di uno schieramento sociale e politico dell’arte teatrale in favore di una progressiva evoluzione sociale. Il prodotto culturale diventa altro, prende le distanze dall’essere un diletto fine a se stesso, un semplice divertissement. Non si accontenta neanche di rappresentare l’Arte, quale entità ontologicamente affermata, ma pretende di riflettere i bisogni di un’intera comunità. La rottura con quella che viene chiamata «Tradizione», secondo Sarah Bernhardt, è una vera e propria esigenza: allontanarsi dall’impostazione teatrale (e culturale) tradizionale permette di andare oltre le convenzioni, di affermare una nuova identità individuale e collettiva. Questo concetto assume ancora più forza se si pensa al periodo storico e artistico di riferimento, quello di inizio Novecento, in cui le arti trovavano vie inedite per cercare un confronto provocatorio con il proprio pubblico.

 

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