“Andremo a vedere l’“Aida” all’Arena di Verona” si sente comunemente dire da moltissimi turisti che nelle calde estati affollano uno dei teatri romani più famosi al mondo. E viene utilizzato esattamente il verbo “vedere” proprio perché “Aida” è un’opera che si presta alla grandiosità e alla maestosità delle scene, soprattutto in un grande palcoscenico come quello dell’Arena. La grandezza di quest’opera, a cui fa spesso riferimento il tipico ascoltatore, riguarda a conti fatti la grande scena del “Trionfo”.
L’opera è costituita da quattro atti, e questa scena è collocata nella seconda metà del secondo atto e se questa, insieme al primo atto, ne costituisce la parte più magnificente l’ascoltatore – che mai è entrato in contatto con “Aida” – nel terzo e nel quarto atto si ritrova in un clima completamente diverso.
Ma andiamo con ordine. Già dalle prime note dell’Ouverture, il brano di apertura dell’opera, Verdi scrive una musica dolcissima che è il tema del personaggio di Aida. Ci suona strana una musica così riflessiva, tanto che a qualcuno verrebbe da dire: “Ma è davvero questa l’opera grandiosa di cui parlano?”. Eppure è così.