Signore e signori, oggi abbiamo qui con noi un ospite importante, un personaggio tanto famoso quanto controverso. È con piacere che vi presentiamo il Signor Canio!
1) Buongiorno Canio, oggi vorrei ripercorrere la sua storia raccontandola tramite l’aria che l’ha resa famosa in tutto il mondo: “Vesti la giubba”. Iniziamo dal principio: “Recitar! Mentre preso dal delirio, non so più che quel dico e quel che faccio!”
Recitare, recitare, sempre e solo recitare. Una vita dedicata all’arte e al palcoscenico, tra trucchi, parti da imparare, commedie dal retrogusto amaro. Ho vissuto talmente tanto tempo sul palco che quasi non ricordo come si vive fuori di esso, ho guardato così tanto gli spettatori che non mi sono accorto che erano loro a guardare la tragedia della mia vita che si consumava ad ogni spettacolo. Dedicare la propria vita a questo mestiere è sempre un’arma a doppio taglio: non sai mai dove inizia la realtà e dove finisce l’inganno. Io non l’ho capito fino a quando non ho fatto in modo, con le mie mani, che la commedia finisse nel sangue.
2) “Eppur è d’uopo… sforzati!”
Lo spettacolo deve proseguire sempre, il dovere di un artista è quello di mettere la propria persona a servizio dello spettatore. L’arte vince sulla persona, a prescindere da quello che stiamo vivendo. Io stavo morendo dentro e comunque mi incitavo ad andare avanti. Sono diventato un involucro, un essere umano svuotato dei propri sentimenti, ferito nell’orgoglio, ma con l’obbligo di andare avanti, perché è quando cala il sipario che puoi permetterti di tornare ad essere un uomo, non un minuto prima e solo per un minuto dopo.